Mille Miglia 1933, quando Enzo Ferrari ordinò a Nuvolari di rallentare
Alba dell’8 aprile 1933. Il tempo è instabile. Più di ottanta macchine si presentano alla partenza della settima Mille Miglia. Il percorso è lungo 1.635 chilometri. Chi vincerà? L’Alfa Romeo, che si è imposta in quattro edizioni della corsa, parte favorita. Non è presente in forma ufficiale, ma è rappresentata dalla Scuderia Ferrari creata dal modenese Enzo Ferrari.
La Scuderia schiera uno squadrone: Borzacchini-Lucchi, Nuvolari-Compagnoni, Trossi-Brivio e altre coppie di tutto rispetto (Cortese-Castelbarco, Taruffi-Pellegrini ecc.). Sono al volante delle collaudate 8C 2300. Nuvolari ha già vinto la corsa nel 1930, Borzacchini nel ’32. Solo la Mercedes Sskl della coppia Von Brauchitsch-Zimmer potrebbe darle filo da torcere. Prendono il via anche le inglesi Mg, con piloti britannici e l’italiano Lurani. Debuttano, nella «Vetture utilitarie fino a 1.100 cc», le Fiat Balilla che diventeranno presto molto popolari.
Le rosse Alfa Romeo si scatenano. Borzacchini è primo a Bologna, seguito da Tazio Nuvolari e da altri piloti della Scuderia. La coppia Trossi-Brivio è uscita di strada a Manerbio. Sui Passi della Raticosa e della Futa scompare anche la Mercedes per un guasto meccanico, e a Firenze e a Roma è sempre primo Borzacchini, davanti a Nuvolari e a Cortese. Iniziano le strade del ritorno.
Il ternano Borzacchini si ferma per un guasto al motore poco prima della sua città e cede il comando a Nuvolari che piomba a Bologna a un’andatura sostenuta. Enzo Ferrari, prudente, gli ordina di rallentare. Nuvolari obbedisce e raggiunge Brescia in 15 ore, 11 minuti e 50 secondi, alla media di 108,572 chilometri all’ora. Dietro di lui Cortese-Castelbarco e Taruffi-Pellegrini.
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