Militari russi lasciano Brescia tra applausi e sorrisi
Non sono di molte parole, i russi. Che sia calcando la terra madre o muovendosi per centinaia di chilometri in due province immerse nel pieno di un’emergenza sanitaria, la flemma imperturbabile è da sempre quella maturata all’ombra del Cremlino. Hanno fatto poco più che un sibilo quando sono arrivati. Non uno strepito, nessun tumulto. Solo il rumore dei motori lungo l’autostrada e qualche bandierina sventolante. Poi più nulla. Marchiati da una discussa missione di solidarietà che porta il nome di un film di 007 («From Russia with love»), apparivano imperscrutabili anche quando è stata messa in dubbio la reale natura dell’operazione, anche quando in molti hanno snobbato un lavoro che «poteva essere svolto anche dai militari italiani».
Forse sotto quelle mascherine qualcosa si è mosso quando hanno all’improvviso letto «Nikolajewka» nel cuore della pianura padana. Certo, non in caratteri cirillici, ma d’altronde quella successione fonetica richiama più allo slavo che all’indoeuropeo. Ora, dopo due settimane dal loro arrivo a Pratica di Mare, i militari specializzati dell’esercito russo si apprestano a tornare a casa.
Nei giorni di lavoro tra Brescia e Bergamo hanno bonificato oltre 111 edifici adibiti a residenze per anziani, il cuore di una strage ancora troppo silenziosa esplosa durante l’emergenza coronavirus. È un corpo speciale, quello che in provincia è stato incaricato della completa bonifica nelle case di riposo: militari, epidemiologi, specialisti delle radiazioni chimiche e truppe di difesa biologica del Ministero della Difesa russo, coadiuvati nella logistica anche dall’esercito italiano. Una disinfezione che ha riguardato un milione e 70mila metri quadrati di locali interni e oltre 380mila metri quadri di strade asfaltate. Mentre una parte del contingente inviato in Italia era rimasta in attività a Bergamo, a Brescia una delegazione ha avviato un piano di interventi imponente.
Quinzano d’O glio, Pontevico, Pralboino, Urago d’Oglio, Rudiano, Castrezzato, Chiari, Coccaglio, Rovato, Ospitaletto, Andro, Capriolo, Travagliato, Roncadelle, Berlingo, Gussago, Sale Marasino, Mairano e Rodengo Saiano. Sono i paesi che hanno salutato l’arrivo dei soldati russi nelle Rsa e nelle strutture sanitarie.
E poi l’arrivo anche nel capoluogo, dove nel mirino sono finite tre strutture mediche del centro storico. Chi ha seguito il loro viaggio in provincia non ha potuto fare a meno di pensare che scenari anche soltanto lontanamente simili a Chernobyl nel 1986 e a Fukushima nel 2011 non potessero arrivare così vicini a noi. E invece anche qui la guerra era contro qualcosa di invisibile: questa volta non le radiazioni, ma un virus.
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