Milani: «Mattarella in piazza Loggia è un grande riconoscimento»

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sarà a Brescia il 28 maggio in occasione delle celebrazioni per il cinquantesimo anniversario della strage di piazza della Loggia. Lo ha annunciato la sindaca Laura Castelletti dando ufficialità ad una eventualità che circolava da tempo prima come possibile, poi come sempre più probabile. Il cerimoniale è in fase di preparazione. Quali saranno gli appuntamenti della giornata ai quali il presidente parteciperà, se parlerà in piazza o si limiterà a presenziare, è presto per dire.
Quel che è certo già da ora è che Mattarella sarà il terzo capo di Stato in piazza Loggia in occasione della commemorazione delle otto vittime colpite dalla bomba esplosa in occasione della manifestazione dal Comitato permanente antifascista. Prima di lui, degli altri cinque che dal 1974 si sono alternati al Quirinale, solo Sandro Pertini e Oscar Luigi Scalfaro. Pertini venne il 27 maggio del 1982, con un giorno d’anticipo rispetto all’ottavo anniversario. Scalfaro in occasione del ventesimo.
La considerazione
Milani non se la sente di dire che le istituzioni si siano completamente sdebitate con le vittime della strage e i bresciani tutti. «Di sicuro, durante le indagini e i processi, non sono sempre state dalla nostra parte. Ma nonostante questo non abbiamo mai abbandonato la fiducia nel fatto che si aprano alla completa trasparenza. La città plurale non ha abbandonato la memoria, ma vuole ancora sapere - ha proseguito - come e perché certe cose siano potute accadere. Quel tipo di terrorismo è stato sconfitto, ma ancora oggi manca la volontà di fare chiarezza su quelle vicende. Solo con la chiarezza si fa verità, solo con la verità si può fare memoria e tenerla viva».
Dai fischi alle emozioni
Il primo presidente a Brescia per la strage di piazza Loggia fu Giovanni Leone. La sua presenza ai funerali passerà alla storia per la bordata di fischi che gli dedicarono le decine di migliaia di persone accorse in piazza per l’estremo saluto alle vittime. «Quei fischi simboleggiavano la delusione dei bresciani - spiega Milani - perché l’attentato non fu impedito. Erano il controcanto della cittadinanza che aveva difese le istituzioni dall’attacco fascista e che dalle istituzioni non si sentì protetta».
Otto anni dopo fu la volta di Sandro Pertini. «Non volle parlare - ricorda Milani -: per rispettare il silenzio della piazza. Lo incontrai giorni dopo: disse che si era rivisto nei bresciani, che in loro e nella piazza aveva ritrovato l’impegno che lui stesso aveva messo per l’Italia». Nel 1994 arrivò Scalfaro. «Non era previsto che parlasse - ricorda il presidente dell’associazione delle vittime -. Dopo gli interventi in scaletta, però si avvicinò e mi disse che voleva intervenire. Aveva interpretato il desiderio delle persone di recuperare fiducia nelle istituzioni».
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