Migrazione, docente bresciano boccia l'accordo con l'Albania: polemica social con Salvini
«Incommentabile». Così, in un post su Instagram, il vicepremier e ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini aveva definito la posizione del professore ordinario di diritto penale dell’Università di Brescia Luca Masera sull’accordo Italia-Albania per la gestione dei migranti, riportata in un’intervista al quotidiano la Repubblica del 7 novembre. In quell’occasione il docente dell’ateneo cittadino aveva espresso le sue perplessità sull’operazione, a suo dire in contrasto coi principi costituzionali.
A stretto giro, sul profilo di Salvini è comparso un post che riportava lo stralcio da Repubblica, la foto di Masera e la didascalia: «Per qualcuno l’arrivo illegale di immigrati in Italia non pone problemi, mentre il trasferimento e la gestione del flusso clandestino è “incostituzionale”. Incommentabile». Un’uscita, quella del ministro e vicepremier, immediatamente notata e circolata tra gli studenti dell’Università di Brescia.
L’associazione di rappresentanza studentesca «Studenti Per» di Brescia, in particolare, ha subito fatto quadrato attorno al professore, con un post di solidarietà su Instagram e uno striscione, appeso giovedì sera nel cortile di Giurisprudenza: «Cultura significa creare una coscienza civile – citazione di Sandro Pertini –. Solidarietà al prof. Masera». A indignare sono l’attacco personale al professore, che ha dato il via a una ridda di commenti denigratori dei follower del ministro, visto come un attacco all’università stessa: «È stato un attacco diretto a un professore, e quindi all’apparato stesso dell’università e alla sua indipendenza – afferma il coordinatore di Studenti Per Brescia Mattia Rebessi –. Segue un filone di comportamento tipico di questo governo e del ministro Salvini, come si è visto anche nel caso del giudice Apostolico».
Un’«intimidazione» la definisce Studenti Per nel post di solidarietà condiviso sul suo account Instagram, che si conclude con un invito al vicepremier: «Matteo Salvini, rispetti i luoghi del sapere». Nella sera di giovedì, poi, lo striscione nel cortile dell’Università.
«Quella di prendere posizione è stata un’esigenza sentita da tutti gli studenti che avevano visto la reazione di Salvini – continua –. Già l’intervista di Repubblica era circolata tra noi, com’è normale visto che seguiamo molto il dibattito legato alla giurisprudenza. La nostra è stata una reazione spontanea all’attacco del ministro: noi siamo stati l’unica associazione ad aver fatto un post a riguardo, ma già molti studenti, singolarmente, avevano ricondiviso il post di Salvini commentandolo negativamente. È stata percepita come una “macchina del fango” verso un professore universitario, utilizzando la macchina dell’odio che ha sempre utilizzato Salvini negli ultimi anni».
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