Miglietti vince la sfida impossibile nel Sahara

Il 45enne di Gussago ha attraversato, senza acqua e cibo, la depressione di Qattara, nel deserto egiziano.
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Stefano Miglietti ce l'ha fatta. Ieri mattina alle 6 (ora egiziana) il runner 45enne di Gussago ha concluso l'ennesima sfida impossibile in cui si è imbarcato. Percorrendo 250 chilometri (qualche centinaia di metri in più secondo i dati del Gps) in 38 ore ha attraversato la depressione di Qattara (135 metri sotto il livello del mare), nel deserto occidentale egiziano. Distanza coperta e tempo di percorrenza potrebbero non stupire chi conosce le imprese di Miglietti, ad esempio il primato mondiale delle 10 maratone no stop stabilito nel gennaio 2011: 422 chilometri percorsi senza sosta, sempre nel deserto egiziano, in 52 ore e 30 minuti.

Ma questa volta Miglietti si è spinto oltre, alzando l'asticella della sfida fino al limite estremo delle possibilità umane: ha infatti compiuto la traversata senz'acqua né cibo. «Sono distrutto, massacrato» dice Stefano, contattato ieri tramite il telefono satellitare che aveva con sé per chiamare, in caso di necessità, la jeep dell'organizzazione Khalifa Expedition che ha fornito l'appoggio logistico all'impresa sportiva.

«È stata durissima, ho avuto visioni e allucinazioni causate dalla stanchezza e dalla disidratazione, ma ce l'ho fatta» dice soddisfatto. Questa sera, all'oasi di Bahariya, i beduini del deserto celebreranno l'impresa con una grande festa. Anche questa volta, come già successo in passato in occasione di altre sue avventure no limits nei deserti sahariani, i tuareg non avrebbero scommesso un centesimo sulla riuscita della traversata. Ed anche questa volta, tra sorpresa ed incredulità, si sono felicemente dovuti ricredere.

Stefano si era addentrato nella depressione di Qattara alle 16 di sabato 17 novembre. Nelle prime sei ore di corsa ha macinato 55 chilometri. Il fisico reagiva bene e Stefano ha proseguito la marcia per tutta la notte, per sfruttare la temperatura mite che, dopo il tramonto, passa dai 35 ai 15 gradi centigradi. Domenica alle 10, trascorse 18 ore dalla partenza, il runner aveva percorso 141 chilometri, completando la parte di tracciato situata più in profondità, sotto il livello del mare.

Nel corso della giornata, mentre il sole si alzava alto nel cielo blu del deserto e la temperatura saliva inesorabilmente (toccando quota 37 gradi), Stefano ha avvertito i primi preoccupanti «messaggi» provenienti dallo stomaco e dai muscoli. In queste situazioni il cibo e soprattutto l'acqua sono indispensabili per andare avanti. Con l'arrivo della sete, Stefano è stato costretto a rallentare il ritmo e ha iniziato a camminare.

Domenica alle 16, trascorse le prime 24 ore dalla partenza, i chilometri di deserto che il runner si era lasciato alle spalle salivano a 178. Sono arrivati crampi e allucinazioni, ma il runner ha attinto alle sue riserve interiori e col favore delle temperature notturne ha portato a termine la traversata. Alle 6 di ieri mattina, dopo 38 ore di marcia, è giunto alla meta.
«Appena arrivato - racconta - sono crollato. Mi sono sdraiato e, finalmente, ho potuto dormire». Quando ci contatta con il satellitare, alle 11 di ieri, non ha ancora mangiato nulla: «Per ora mi sono limitato a bere acqua, non riesco ancora a mangiare. Lo farò più tardi». Le impronte che Stefano ha lasciato sulla sabbia del deserto saranno presto soffiate via dal vento. Ma resterà, indelebile, il ricordo di un'impresa straordinaria.

Simone Bottura

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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