Mazzate a 15enni che gli fanno uno scherzo: professore a processo

Esasperato ha reagito con una violenza inaudita a quella che era una ragazzata. E ora dopo aver già pagato dal punto di vista personale con il posto di lavoro, rischia una condanna penale.
Sospeso dalla scuola, Alberto Poli, 59enne insegnante di un istituto professionale della provincia, è stato rinviato a giudizio e a febbraio inizierà il processo in cui è accusato di lesioni aggravate.
Agli atti ci sono fotografie che non lasciano spazio a dubbi. Sono le immagini della testa sanguinante di un ragazzino di 15 anni colpito ripetutamente - come l’amico che ha riportato traumi meno gravi - con una mazza da baseball dal professore. È accaduto fuori dall'ambiente scolastico e in orario diverso dalle lezioni. «Poteva ucciderlo. Loro hanno fatto uno scherzo, ma non è accettabile una reazione così» commentano i genitori del minore più grave rappresentati dagli avvocati Marino Colosio e Francesca Scagiola.
Il 15enne se l'è cavata con una settimana di ricovero in ospedale, la prognosi superiore a 40 giorni. E soprattutto 27 punti di sutura in testa. «Sono stati inferti almeno 23 colpi» hanno stabilito i medici del pronto soccorso che hanno preso in carico il minore la notte tra il 14 e il 15 febbraio di un anno fa.
È la serata di Carnevale e il 15enne con un amico coetaneo lancia dalla strada alcuni petardi verso il giardino privato di una palazzina. Una scena che l'insegnante vede dalla finestra e che lo manda evidentemente in tilt. L'uomo, con altri due adulti che lo seguono e non avrebbero fatto nulla per bloccarlo pur capendone bene le intenzioni, impugna una mazza da baseball e insegue i ragazzini che si rifugiano nella falegnameria di proprietà del padre di un amico. L'insegnante, difeso dall’avvocato Luca Broli, non si ferma, raggiunge i minori e inizia a colpire con forza.
Al buio con i ragazzini che non possono difendersi. Il 15enne cerca di ripararsi con le mani, come dimostrano i segni sulle nocche delle dita. Tutto inutile. Le mazzate continuano fino quando ormai sanguinanti i ragazzini implorano l'insegnante: «Basta profe, basta». La replica del professore - docente nella stessa scuola delle vittime - è scritta negli atti della polizia giudiziaria: «Basta niente, vi devo ammazzare e vi lascio come dei cani».
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