Maxi inchiesta, libero uno dei «colletti bianchi»
Dopo 35 giorni di carcere è tornato ieri in libertà Mauro Rigamonti, il commercialista accusato dalla procura della Repubblica di Brescia di frode fiscale, traffico di influenze illecite e induzione indebita a dare o promettere utilità nell’ambito della maxi inchiesta Leonessa che ha portato gli inquirenti a indagare duecento persone e a chiedere ed ottenere una misura di custodia cautelare a carico di 69.
Rigamonti in particolare è accusato da un lato di indebita compensazione, dall’altro di aver pagato l’installazione di un impianto fotovoltaico e la riparazione dell’auto del fidanzato della figlia del luogotenente della Gdf Francesco Liguoro (a sua volta indagato), ma anche di avergli promesso denaro perché gli facesse avere informazioni in merito ad una inchiesta che lo interessava da vicino. Il Tribunale del Riesame di Brescia ha accolto l’istanza del difensore del 53enne professionista in cella a Verona dallo scorso 26 settembre.
Tra i motivi sottoposti all’attenzione dei giudici della libertà dall’avvocato Nicola Fiorin, oltre al difetto di motivazione e alla carenza delle esigenze cautelari, il legale ha messo in evidenza l’illegittima applicazione della misura: le due fattispecie contestate - ha sottolineato il difensore di Rigamonti - non consentono l’applicazione della custodia cautelare. Che sia questa la motivazione che ha indotto il Riesame a liberare il commercialista è presto per dirlo: i giudici si sono infatti riservati termini per la decisione.
Quel che è certo è che Rigamonti da ieri è libero anche perché il giudice delle indagini preliminari di Milano, cui venne trasferito per competenza lo stralcio dell’inchiesta che ha ad oggetto l’ipotesi di associazione di stampo mafioso e i reati tributari, ha ritenuto di revocare la custodia che il collega bresciano comunque aveva ritenuto di applicare al commercialista bresciano, accusato di una sola compensazione illecita.
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