Matrimoni civili? Non fuori sede
Centocinquanta matrimoni civili celebrati sul Lago d'Iseo invece che a Castenedolo, dichiarando, poi, che il rito fosse stato, invece, officiato proprio nel comune alle porte di Brescia.
È così che il primo cittadino del comune alle porte di Brescia, Gianbattista Groli, è finito nel registro degli indagati con l'accusa di peculato, falso e abuso d'ufficio. I fatti risalgono agli anni fra il 2012 e il 2015, e il magistrato inquirente ora avrà venti giorni di tempo per decidere se rinviarlo a giudizio o chiudere il fascicolo. Ma che cosa avrebbe fatto effettivamente il sindaco? Quella che sembra essere ormai una tendenza: dato che spesso le sedi comunali a disposizione per celebrare matrimoni non hanno abbastanza charme, si chiede di poter essere uniti in matrimonio in località più in. Il fatto è che, però, come ufficiale di stato ogni sindaco ha giurisdizione solo nel proprio comune, da qui l'abuso, dopo di che il falso deriverebbe dall'aver registrato lo sposalizio come avvenuti, invece, a Castenedolo. L'accusa di peculato avrebbe, infine, a che fare con l'aver incassato danaro nel ruolo di pubblico ufficiale senza versarlo nelle casse pubbliche.
Quel denaro, sostiene la difesa di Groli, non poteva essere messo a bilancio proprio perché il matrimonio era stato celebrato fuori dai confini comunali, ma dice ancora il primo cittadino «è sempre stato utilizzato per la collettività, incassi e uscite sono tutte registrate e la magistratura ne ha già presa visione».
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