Materiale nel fondo cava: l’operazione Castella subisce un altro stop
Subisce uno stop - per ora di 90 giorni - il procedimento di rilascio del Provvedimento autorizzatorio unico (Pau) nei confronti del progetto della società La Castella srl (partecipata al 50% dalla multiutility Garda Uno), per la realizzazione dell’impianto integrato di smaltimento di rifiuti non pericolosi. Un impianto con una volumetria complessiva di 905mila mc, posto nell’omonima località del comune di Rezzato.
Ragioni
Il motivo lo si legge in un documento della Provincia, ente preposto al rilascio dell’autorizzazione. «In una nota contenuta nelle osservazioni condotte dal Comune di Rezzato - si legge nel documento - viene evidenziata una discrepanza rispetto a quanto dichiarato dal responsabile della cava, vale a dire la ditta Panni srl che asseriva come per l’area in argomento si era arrivati alla quota di fine attività estrattiva».
«Poiché - evidenzia il documento della Provincia - nell’area su cui andrebbe a realizzarsi la discarica è stata accertata la presenza di materiale di riporto, di cui non si conosce al momento con esattezza né l’estensione, né la natura, e neppure si conoscono le eventuali ripercussioni sulle matrici ambientali o la presenza di eventuali contaminazioni che potrebbero portare alla necessità di attivazione di altre procedure. Pertanto non è possibile concludere l’istruttoria relativa al procedimento Pau e procedere con i successivi passaggi procedimentali (convocazione CdS decisoria); non essendo ad oggi definiti con chiarezza le problematiche dell’area e l’iter procedimentale necessario per la risoluzione delle stesse».
Il Comune
Un problema che il Comune di Rezzato nel luglio del 2021, dopo il sopralluogo con i dirigenti della società e i vari enti, aveva già inserito nelle sue osservazioni, inviate alla Provincia. Osservazioni alle quali aveva fatto seguito la proposta di indagine ambientale del materiale depositato a fondo cava.
Un altro atto si aggiunge quindi alla lunga vicenda della discarica Castella, il cui progetto compare per la prima volta nel 2011, bloccato nel 2016 dalla Regione allora responsabile delle autorizzazioni, viene ripresentato nel 2017 come «Castella 2», rivisto nelle parti relative all’estensione e alle tonnellate di conferimento, ma di fatto con il medesimo impatto ambientale. Nel 2020 la bocciatura da parte del Consiglio di Stato pare mettere la parola fine. Nel 2021 la presentazione della Castella 3. Ora l’ennesimo stop.
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