Marcia della pace a Roma e Milano, la partecipazione dei bresciani

Il presidente delle Acli Milesi con 150 bresciani nella Capitale. Il deputato Benzoni con 50 azionisti nel capoluogo lombardo
Aclisti: il segretario provinciale Pierangelo Milesi con i bresciani - © www.giornaledibrescia.it
Aclisti: il segretario provinciale Pierangelo Milesi con i bresciani - © www.giornaledibrescia.it
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Una pattuglia di aclisti bresciani a Roma per manifestare per la Pace: due pullman e una trentina di persone in treno, tra loro il presidente provinciale Pierangelo Milesi (assente giustificato invece Roberto Rossini, fermato a Brescia dal Covid). Circa 150 persone sugli oltre duemila iscritti alle Acli che da tutta Italia hanno scelto la piazza della Capitale.

È Milesi a raccontare il clima e lo spirito della manifestazione romana. «Chiediamo di usare la leva della diplomazia oltre ad un impegno per la moratoria sulle armi nucleari». Il mondo cattolico, da Comunione e Liberazione all’Mcl passando per le Acli e la Comunità di Sant’Egidio ha, firmato un lungo documento che riprende le posizioni di Francesco, ma anche del Papa emerito Benedetto XVI, in cui si chiede al Governo di ratificare il «Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari»: «Il primo dato significativo - sottolinea Milesi - è che dopo molto tempo i cattolici sono tutti insieme sotto la stessa bandiera della pace. La seconda considerazione è che in Italia si dibatte se mandare armi a Kiev in aiuto dell’Ucraina, ma manteniamo le atomiche in casa, c’è un controsenso di fondo».

Roma, il corteo per la pace
Roma, il corteo per la pace

Tornando alla questione ucraina, il segretario provinciale delle Acli precisa la posizione non equidistante: «La nostra condanna dell’aggressione russa è molto netta, così come consideriamo il sostegno alla resistenza ucraina come unica opzione. Come Acli ci siamo impegnati nell’accoglienza in Italia e nel sostegno economico agli ucraini; ma siamo convinti che l’Europa debba fare molto di più. La diplomazia europa non può essere subalterna alle dinamiche atlantiche».

Anche la Lega chiede a gran voce la pace, e allora che differenza c’è con le posizioni portate per le vie di Roma? Domanda provocatoria, ma quasi inevitabile. Milesi non ha dubbi: «Salvini ha detto di essere vicino alle posizioni del magistero di papa Francesco, che noi come aclisti condividiamo fino in fondo. Pensiamo comunque che un popolo aggredito vada aiutato e che sia necessario un sostegno "tecnico". Ma il percorso che porta alla pace non va strumentalizzato come un processo di indebolimento dell’Unione europea, al contrario serve un’Ue forte con una politica estera comune».

A Milano

Nel capoluogo lombardo si era dato appuntamento il Terzo polo, una manifestazione promossa da Calenda per i «non equidistanti». Ma non si è trattato di un’iniziativa esclusivamente di Azione e Italia Viva, in piazza c’erano anche rappresentanti del Pd lombardo (mentre si fa stringente la questione del voto regionale in cui il centrosinistra rischia di correre diviso), dell’associazionismo, radicali, socialisti. Ma il messaggio era chiaro e lo sottolinea in un post su Facebook la vicesegretaria di Azione, Mariastella Gelmini: «Dalla parte dell’Ucraina, pace non significa resa». Un concetto ripreso anche dall’altro parlamentare bresciano del Terzo polo, Fabrizio Benzoni (con lui a Milano c’era anche la vicesindaca di Brescia Laura Castelletti), che insieme a tutto il gruppo parlamentare, agli alleati di Italia Viva e a una cinquantina di iscritti bresciani è andato a Milano all’Arco della Pace per l’iniziativa a sostegno dell’Ucraina e contro l’aggressione russa.

L’onorevole Benzoni con un’attivista e la senatrice Gelmini - © www.giornaledibrescia.it
L’onorevole Benzoni con un’attivista e la senatrice Gelmini - © www.giornaledibrescia.it

«La differenza tra la manifestazione di Milano e quella di Roma è molto netta. Qui si chiede la pace, ma si comprende la resistenza dell’Ucraina, a Roma si manifestava per la pace, ma per molti significava resa». Benzoni riprende un concetto espresso da Carlo Calenda: «Sono convinto che Enrico Letta qui a Milano non sarebbe stato fischiato e questo è indicativo della differenza tra le due piazze».

Una proiezione che inesorabilmente si riverbera anche sul piano politico e sulle difficoltà delle opposizioni di essere unite, ancora cariche di tossine della campagna elettorale. «Sono convinto che con il Pd si potrà dialogare anche se si tratta di capire con quale Pd. Di certo non lo si può fare dal nostro punto di vista con il Movimento 5 Stelle». A Milano c’erano anche tra gli altri Carlo Cottarelli, Letizia Moratti, ma anche esponenti dem di peso dall’ex segretario regionale oggi senatore Alessandro Alfieri all’assessore comunale a Milano Pierfrancesco Maran. Un’occasione per provare a immaginare una possibile convergenza in vista delle prossime regionali. Ipotesi che tuttavia lo stesso Benzoni oggi reputa remota. 

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