Maratona di New York anche dieci atleti «speciali»
Stanno scaldando i muscoli i dieci maratoneti speciali che il prossimo novembre parteciperanno alla Maratona di New York. Sette di loro sono affetti da sclerosi multipla e tre da malattia di Parkinson. La malattia, però, non è un freno. Anzi. Tutti sono certi, e ne hanno avuto conferma nelle loro attività sportive (alcuni di loro alla maratona hanno già partecipato nel 2016) che l’attività fisica, associata alle cure degli specialisti, contribuisca ad avere e mantenere una buona qualità di vita, malgrado la diagnosi.
Molti di loro si sono ritrovati al Centro Marathon di Brescia dove il dottor Gabriele Rosa li ha sottoposti al primo test funzionale, cui seguirà un piano di allenamento personalizzato per ciascuno con l’obiettivo di arrivare nella Grande Mela pronti per percorrere tutto il percorso di una delle maratone più ambite dagli sportivi. «Perché la voglia di vivere non ammette scuse» è lo slogan scelto dai «ragazzi». I sette sono capitanati dalla vulcanica Maria Luisa Garatti dell’Associazione «Sevuoipuoi»; gli altri tre da Stefano Ghidotti dell’Associazione «Parkinson & Sport».
Il progetto pilota della sfida si prefigge di affiancare alle cure tradizionali, gli stimoli fisici e psicologici che possono derivare da un’attività fisica condotta con regolarità e, soprattutto, con la guida e la supervisione dello stesso dottor Rosa, storico allenatore di maratoneti che hanno conseguito vittorie nelle più importanti manifestazioni mondiali e da tecnici del Centro Marathon. I dieci maratoneti saranno, dunque, costantemente controllati e i dati raccolti faranno parte di studi scientifici effettuati, per la sclerosi multipla, in collaborazione con l’Istituto superiore di Sanità e per il Parkinson con l’Università degli Studi di Brescia.
I benefici dell’attività fisica erano stati evidenziati anche al termine del progetto pilota, iniziato nel 2016 e sfociato nella maratona di New York di quell’anno, in cui tutti i partecipanti affetti da sclerosi multipla avevano portato a termine la gara con successo. «Fino a qualche anno fa per chi era affetto da patologie degenerative lo sport non era consigliato - dichiara Gabriele Rosa -. Oggi, invece, è diventato un prezioso alleato delle terapie perché aumenta il benessere di tutta la persona». Gli atleti sono pronti per gareggiare, ma anche per ricevere i supporti necessari affinché questo sogno si avveri.
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