Mamma morta al Civile, «criticità cliniche e organizzative»

Le relazioni preliminari del Ministero indicano criticità cliniche e organizzative al Civile in merito alla morte di Giovanna Lazzari
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Alcune criticità ed errori alla base della morte di parto nei giorni scorsi di tre donne negli Spedali Civili di Brescia, l’Ospedale G. Fracastoro di San Bonifacio (Verona) e l’Ospedale San Bassiano di Bassano del Grappa. 

È quanto si legge nelle relazioni preliminari della task force istituita dal Ministero della Salute per verificare eventuali criticità di carattere organizzativo e clinico in caso di eventi avversi negli ospedali italiani. Documenti che smentiscono le anticipazioni circolate nei giorni scorsi.

Sotto esame erano quattro episodi, di cui solo il caso del Sant’Anna di Torino, dove sono morte Angela Nesta e la piccola Elisa, «non sembra presentare, allo stato attuale delle conoscenze, elementi di inappropriatezza, relativamente alla gestione della complicanza, repentinamente occorsa, e che ha portato al decesso della signora e della neonata: pare infatti siano stati attuati tutti gli accertamenti necessari e tutte le manovre di emergenza sia per la rianimazione materna, sia neonatale».

In merito al decesso di Giovanna Lazzari, all’ottavo mese di gravidanza, morta giovedì 31 dicembre  al Civile, l’esame della documentazione clinica resa immediatamente disponibile, «ha mostrato un certo disallineamento rispetto ai colloqui intercorsi con il personale dell’ospedale coinvolto nei fatti ed alla prima relazione sintetica (fornita dalla Direzione aziendale), e ha fatto emergere alcuni aspetti di criticità sia di carattere organizzativo, sia clinico». 

Dal punto di vista organizzativo, scrivono gli ispettori, «è necessario predisporre e diffondere procedure che permettano una chiara definizione del percorso assistenziale e delle responsabilità ad esso connesso. È emersa inoltre la necessità di migliorare la valutazione delle condizioni di rischio potenzialmente presenti in gravidanza e al momento del ricovero, con particolare riferimento alla problematica delle infezioni, nonchè la necessità dell’aderenza a linee guida sul trattamento della sepsi, trattandosi di patologia ad elevata letalità e le cui probabilità di sopravvivenza sono anche tempo-dipendenti».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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