Maltempo, l'agronomo: «Un albero non cade per caso»
«Un evento meteorologico straordinario con un vento talmente forte da rendere imprevedibili gli effetti. Ma un albero non cade per caso»: così Fiorenzo Pandini, agronomo fitopatologo, direttore del Centro analisi Flormercati di Montichiari con il quale abbiamo cercato di fare il punto sull’effetto dell’ondata di maltempo di lunedì sulle alberature del Bresciano.
«L’intervento di riforestazione non sarà molto costoso, al contrario della pulizia del bosco che sarà lunga e onerosa - spiega -. In un paio di stagioni verrà completata la messa a dimora. Certo, ci vorranno anni affinché i nuovi alberi, di pochi centimetri d’altezza, crescano e diventino grandi come i precedenti, allora si può parlare di centinaia di anni, ma l’ecosistema in massimo tre stagioni sarà ripristinato». Pandini però tiene a sottolineare che le situazioni più gravi si sono registrate in ambiente urbano perché qui «l’albero vive in una condizione di disperazione».
Sono circa 400, su 100mila, le piante che si sono schiantate al suolo nella sola città, di queste circa 150 erano di privati, le restanti pubbliche. «Per la messa in sicurezza ci vorranno ancora una o due settimane perché sono molti gli alberi che sono stati scossi e che, nonostante siano ancora in piedi, sono pericolosi».
Ma perché un albero cade? «Le cause - spiega l’agronomo - sono quattro:parassiti, come funghi o insetti che indeboliscono i tronchi;lesioni da scavi o urti; difetti di crescita che rendono precaria la struttura delle piante ed errori di progettazione, alberature piantate nel luogo sbagliato che poi non riescono a radicare correttamente».
Il 75% degli alberi caduti lunedì in città erano malati: «Erano marci o lesionati - continua Pandini - basta guardarne i tronchi per vedere che mancano le radici, sono stati potati malamente oppure erano malati».
Nel Nord d’Europa, come in Danimarca o in Belgio, vengono messe a dimora piante economiche e a rapida crescita, come pioppi o salici, che vengono poi sostituiti dopo 10-15 anni in occasione dei lavori pubblici: «In questo modo - spiega l’agronomo -si evita di spendere in potature, in manutenzioni complicate o costose e si ha sempre verde giovane e sano». Pandini, che svolge anche perizie per i Comuni si è trovato spesso a consigliare tagli e sostituzioni di alberi osteggiati dai cittadini che non vogliono rinunciare alle vecchie alberature: «Un conservatorismo - dice - che in città mette a rischio la sicurezza».
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