Malika Ayane al Teatro Grande per sostenere la ricerca dell'Airc
Un peso enorme. A tratti insopportabile, devastante, foriero di rabbia e frustrazione. Il peso dei ritardi nella prevenzione, nella diagnosi e nelle cure. Un peso enorme, quello del tempo perso durante la pandemia nella cura dei tumori.
Se nella cura includiamo anche la ricerca, è evidente che ora non è più possibile sprecare nemmeno un attimo: l’emergenza Covid è iniziata e si è sviluppata dai primi mesi del 2020, quella del cancro va avanti da decenni. «Il cancro non si ferma, fa ancora paura e la nostra lotta deve proseguire più che mai, confortati dal fatto che gli scienziati che hanno messo a punto i vaccini anti Covid-19 lavoravano da vent’anni sulla terapia genica e sui vaccini a RNA messaggero (mRNA) con l’obiettivo di trovare una cura per i tumori» ha detto Esmeralda Gnutti Rettagliata, presidente Comitato Lombardia Fondazione Airc.
Occasione per fare il punto sulla ricerca è stata la presentazione del concerto che martedì 8 novembre Malika Ayane terrà sul palco del Teatro Grande proprio a favore della Fondazione Airc per la ricerca sul cancro (biglietti su VivaTicket). «Obiettivo della serata sarà raccogliere fondi per l’istituzione di una borsa di studio triennale da destinare alla formazione e alla crescita di un giovane scienziato impegnato a sviluppare un progetto di ricerca sul cancro» ha sottolineato Gnutti Rettagliata.
L’artista, presente alla conferenza, con classe, eleganza e raffinatezza, ha ulteriormente arricchito il pregevole salone delle scenografie che regala uno sguardo sui tetti della città dal quinto piano del Teatro. «Dopo due anni di sospensione riprendiamo l’appuntamento annuale con Airc ospitando sul palco una delle artiste più interessanti della scena italiana» il saluto di benvenuto di Umberto Angelini, sovrintendente e direttore artistico Fondazione Teatro Grande. Al suo fianco, oltre a Ayane e Gnutti Rettagliata, la vicesindaco Laura Castelletti, Erika Pozzi, responsabile Area Private Lombardia Est - Banca Aletti, Gruppo Banco Bpm e l’oncologo Alfredo Berruti, ricercatore Airc dell’Università degli Studi di Brescia.La Fondazione
I ritardi negli screening oncologici e nelle terapie causati dalla pandemia non hanno scoraggiato Airc, con i suoi ricercatori e con le migliaia di volontari che la sostengono. Si conferma principale finanziatore della ricerca indipendente nel nostro Paese e tra le prime a livello europeo. La ricerca bresciana nel 2022 riceve da Airc 860mila euro per finanziare due borse di studio e nove progetti di ricerca attivi all’Ospedale Civile, all’Università degli Studi e alla Poliambulanza. A livello nazionale i ricercatori finanziati da Airc, su progetti selezionati da un team internazionale, sono oltre cinquemila con 136 milioni di euro.
La ricerca al Civile
Filo conduttore comune degli interventi di ieri è stata la ricerca sul cancro, che richiede studio e rigore scientifico, ma è stata rivolta attenzione anche alle nuove generazioni e all’amore per la cultura e l’arte in tutte le loro declinazioni. «Valori condivisi di una cultura come cura, esercizio che questa città fa da molto tempo» il pensiero di Laura Castelletti.
Un esempio di come interviene Airc a sostenere la ricerca indipendente l’ha prodotto il professor Alfredo Berruti che guida un progetto quinquennale che mira a migliorare le cure mediche nel trattamento di una neoplasia endocrina estremamente rara come il carcinoma della corticale surrenalica, patologia che colpisce soprattutto pazienti in giovane età.
Il Civile di Brescia, dove Berruti dirige l’Oncologia medica, è il principale centro italiano per la gestione di questi pazienti. Ne segue una cinquantina, molti se si considera che, fortunatamente, di questa malattia si ammala una persona ogni milione. «Per me e per chi come me si occupa della ricerca su una malattia molto rara Airc è stata fondamentale perché ha consentito di sviluppare ricerche che altrimenti non sarebbero state possibili - ha raccontato Berruti-. Quando iniziai a lavorare su questo tumore raro, non esistevano cure che avessero dimostrato efficacia. Negli anni siamo arrivati a sviluppare uno schema terapeutico mirato che ha permesso di salvare molti pazienti e che è stato adottato a livello internazionale come modello di riferimento per questa malattia. L’obiettivo, oggi, è perfezionarlo cercando di renderlo efficace per tutti i pazienti, anche per quelli che dimostrano una resistenza alle terapie. Grazie ad Airc, inoltre, in questi anni molti giovani ricercatori hanno potuto effettuare un percorso di ricerca preclinica e traslazionale significativa nei nostri laboratori». Ovvero, hanno potuto costruire un ponte per un più rapido trasferimento delle scoperte dai laboratori al letto del paziente.
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