Mafie a Brescia, confiscate aziende e 91 immobili

La provincia al 21° posto in Italia per beni sequestrati. «Riconsegnato» al territorio il 69,2% di imprese e case.
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La localizzazione nel territorio dei beni confiscati alla criminalità organizzata è un indicatore, non il solo ma non secondario, della presenza delle mafie e della loro penetrazione nell'economia. Fa riflettere il fatto che Brescia risulti al 12° posto tra le province italiane per numero di aziende confiscate e al 21°, considerando i beni immobili. Un patrimonio importante, non solo per il valore simbolico nella lotta alle mafie, ma per la potenziale rilevanza economica, che la legge 106/96 «Rognoni - La Torre», destina al riutilizzo per finalità sociali.

Il patrimonio dei beni confiscati alla criminalità organizzata si avvicina ormai alle 13.000 unità: 11.007 immobili e 1.663 aziende. Il quadro, aggiornato al novembre 2012, è fornito dall'Agenzia Nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC) che documenta un tendenziale allargamento della localizzazione dei beni dalle regioni di origine delle grandi organizzazioni criminali alle regioni del centro nord. È una tendenza consolidata che appare in sintonia con quanto emerge nelle analisi sulle mafie e sulla progressiva penetrazione nell'economia delle regioni del Centro-Nord e, in particolare, della Lombardia.

Non desta quindi sorpresa osservare come la Lombardia sia oggi la quarta regione per numero di beni confiscati, ben 1.149, oltre il dato della Puglia, e preceduta, nell'ordine, da Sicilia, Campania e Calabria. La Lombardia scala ancora una posizione se si considerano i beni confiscati costituiti in azienda poiché, in questa classifica, con 216 aziende confiscate, viene preceduta solo da Sicilia e Campania. E non è un caso se le sedi dell'Agenzia Nazionale, inizialmente Reggio Calabria e Roma, sono oggi aperte a Palermo, Napoli e Milano.

Se dal quadro nazionale si passa all'osservazione dei dati lombardi si può osservare come Brescia, con 120 beni confiscati, sia la seconda provincia dopo Milano con 91 immobili e 29 aziende. Va osservato che Brescia, con 29 aziende confiscate si colloca al 12° posto, a pari «merito» con Messina, un dato che dovrebbe far riflettere considerando che si parla di aziende confiscate alla criminalità organizzata e, quindi, di una mappa degli interessi economici delle mafie. In tale prospettiva deve preoccupare considerare che Brescia rientra in un lotto di province in cui ci sono, nell'ordine: Palermo, Napoli, Milano, Reggio Calabria, Roma, Catania, Caserta, Salerno, Bari, Trapani e Agrigento. In altri termini ci precedono solo le capitali storiche della criminalità organizzata (mafia, 'ndrangheta, camorra e sacra corona unita) e le capitali economiche del Paese, Milano e Roma. Brescia si colloca al 21° posto tra le province italiane, considerando i beni immobili confiscati, preceduta in questa classifica solo da 3 province del Centro-Nord: Milano, Roma e Torino.

L'Agenzia Nazionale documenta con notevole dettaglio burocratico lo status dei beni confiscati presenti in provincia per cui la Legge 106/96, più nota come «Rognoni-LaTorre», prevede una destinazione per finalità sociali. Per quanto riguarda i 91 immobili il quadro, almeno sulla carta, appare abbastanza confortante poiché la gran parte dei beni risulta «destinata e consegnata», ovvero dopo il lungo iter di sequestro e confisca finalmente destinati ad un ente (es Provincia, Comuni) e ad esso consegnati per il riutilizzo a fini sociali. Nel raffronto con il dato nazionale ciò risulta evidente se si considera che, nella media nazionale, i beni immobili «destinati e consegnati» sono solo il 53,2% mentre nella provincia siamo al 69,2%.

Restano, pertanto, ancora 21 beni immobili «in gestione» ovvero non ancora destinati per diverse ragioni, non di rado costituite da ipoteche, e 4 beni che devono essere «consegnati» alle amministrazioni locali destinatarie. In tema di aziende confiscate - 29 a Brescia - identifica 14 unità produttive gestite dall'Agenzia attraverso un amministratore giudiziario nominato dal tribunale. Le restanti 15 risultano, agli atti, come «uscite dalla gestione» ovvero liquidate o comunque alienate dal patrimonio pubblico. Sulla carta il patrimonio bresciano è tutt'altro che irrilevante se si considerano le 14 aziende «in gestione» e, ad oggi, i 63 immobili «destinati e consegnati». Tocca alle istituzioni locali destinatarie dei beni immobili il compito di porre in essere il dettato della legge 106/96, ovvero di restituire ai cittadini i beni confiscati alle mafie. Nel riutilizzo di un bene confiscato c'è un valore simbolico, magari modesto a Brescia rispetto a quello che si segna nelle roccaforti delle mafie. Ma c'è anche un valore economico che non può essere trascurato, in tempi di crisi.

Elio Montanari

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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