Maddalena, castagni attaccati dalle vespe cinesi

Proseguono gli interventi di manutenzione e riforestazione ma il parassita rischia di pregiudicarne in parte l'esito.
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Non serve essere esperti agronomi per capire che non c'è da fidarsi. Lungo la foglia del castagno si sviluppa un'escrescenza verde che la deforma e l'abbruttisce. Si chiama galla e al suo interno vivono le larve della vespa cinese. Alla lunga, questi condomini in miniatura fiaccano la pianta pregiudicandone le attività, fruttificazione compresa.

Non bada a cortesie il funesto insetto che attacca i castagneti della Maddalena. La sua presenza si fa sentire da qualche anno soprattutto tra Piemonte, Liguria e Toscana fin verso l'Emilia Romagna. Ma anche in Lombardia, e nel Bresciano, si è insediato con successo. E basta fare due passi nei boschi del monte di casa per rendersi conto che la proliferazione del Dryocosmus kuriphilus ha raggiunto in questa primavera livelli drammatici. L'esplosione temuta lo scorso anno si è verificata: castagni vecchi e giovani sono preda del parassita.

Tra le sue vittime si contano anche gli esemplari piantumati appena un anno fa nel progetto di riforestazione che il Comune ha avviato in Maddalena. Inutile dire che la vespa cinese rischia di mandare all'aria parte di questo piano, falcidiando la nuova generazione di castagni appena nata lungo via Panoramica. Una delle cure individuate consiste nell'immettere nei boschi il Torymus sinensis, un parassita le cui larve distruggono quelle della vespa cinese. Per il momento, sulla Maddalena la lotta non è ancora stata avviata, ma è indubbio che bisognerà correre ai ripari.

Nel frattempo, il Comune sta proseguendo il lavoro di riforestazione al centro di un ampio dibattito già lo scorso anno. Lungo i tornanti che portano in cima al monte sono tornati gli operai impegnati con motoseghe e decespugliatori nelle aree più vicine alla strada per eliminare rovi e robinie, oltre che piante d'alto fusto, in alcuni casi sane, in altre compromesse. Finito il taglio, si passerà alla piantumazione di nuovi castagni, querce e carpini. Se si guarda alle zone già interessate dagli interventi si vedono i risultati della ricrescita.

Nel marzo 2011, ad esempio, la zona dedicata al tiro con l'arco sembrava colpita da un'esplosione. Ora la vegetazione si sta rifacendo, comprese però le robinie, i gelsi e i rovi obiettivo dei tagli. Economicamente sarebbe impossibile tornare a radere l'area, ecco perché a mangiare le piante indesiderate dovrebbero pensarci le pecore. Alcuni greggi sono già passati nella zona di Picastello, Collebeato e Cellatica, mentre in Maddalena si faranno vedere nelle prossime settimane. Lo scorso anno, sempre per restare in tema di polemiche, il passaggio degli ovini fu accompagnato da critiche. C'era chi si lamentava della puzza e chi segnalava l'aumento di zecche pericolose per cani e persone. In ogni caso, la presenza delle pecore serve a garantire la pulizia del sottobosco nei punti di pascolo. In totale, sono una quarantina gli ettari interessati dal progetto di riforestazione.

D'altronde, negli ultimi decenni il patrimonio boschivo della Maddalena è rimasto abbandonato a se stesso anche a causa della scomparsa di attività agricole. La manutenzione, anche se limitata a zone specifiche, punta a garantire la sopravvivenza delle piante. E qui tornano in ballo i castagni. Oltre alla vespa cinese, si mette in mezzo anche il cancro corticale in grado di ucciderlo. Nella zona sopra Costalunga se ne trovano di versi casi, con alberi ormai privi di vita. Si cercano terapie, dunque, per la montagna di casa. Non sarà facile, anche perché diverse aree malate appartengono a privati.

Emanuele Galesi

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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