Loveparade, un albero della vita per Giulia

Sul luogo dove perse la vita Giulia Minola, 21enne bresciana, insieme ad altre 19 persone, un albero di 10 metri
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Il pericolo era che a Duisburg sparisse tutto. La tragedia della Loveparade, in cui morirono 21 persone e ne rimasero ferite 500, rischiava di rimanere senza un luogo per ricordarne le vittime. Tra loro, anche la 21enne bresciana Giulia Minola, schiacciata nella ressa causata dal sovraffollamento dell'area in cui si svolgeva il raduno techno. Era il 24 luglio 2010.

Il progetto immobiliare che prevedeva un grande complesso commerciale per la vendita di mobili nella spianata, una vecchia stazione ferroviaria dismessa, è stato in parte modificato grazie all'opposizione dei familiari delle vittime e di quella parte della città tedesca che non voleva cancellare ogni traccia di quel giorno. Dopo mesi di trattative, si è arrivati alla definizione di un progetto di sistemazione del punto di accesso al tunnel trasformatosi in una trappola mortale. L'area verrà riqualificata con terrazzamenti verdi e un grande albero, una tuia alta 10 metri, al centro del piazzale. In tedesco si chiama «Lebensbaum», albero della vita, ed è stato scelto proprio per il suo significato.

Verrà preservata la scala su cui in molti cercarono di salire per scappare dalla folla ammassatasi all'altezza del tunnel che portava alla festa. Fu lì che si formò la calca mortale ed è lì che nei due anniversari celebrati sono stati depositati fiori, messaggi e candele.
Va detto che il disegno del memoriale non risponde appieno alle richieste dei familiari e dei rappresentanti dell'associazione Loveparade Selbsthilfe, che raccoglie persone coinvolte a vario titolo nella tragedia. In ogni caso, il sindaco Sören Link ha deciso di chiudere una trattativa che rischiava di arenarsi.

Il predecessore di Link, Adolf Sauerland, era stato cacciato dai cittadini di Duisburg per il modo in cui aveva gestito la Loveparade. Né l'ex primo cittadino, né Rainer Schaller, patron dell'evento, risultano indagati. Lo sono invece 16 persone tra funzionari del comune, della polizia e membri dello staff organizzativo. Le indagini non sono ancora chiuse e non è possibile fare previsioni sull'inizio del processo. Sono state visionate centinaia di ore di filmati, sentiti quasi 3.400 testimoni e versati 637mila euro in perizie e spese legali. Gli atti raccolti finora occupano 30mila pagine. All'interno vi è anche la prima relazione del professor Keith Still, esperto di sicurezza negli eventi di massa, secondo cui il disastro era facilmente prevedibile visto il numero eccessivo dei partecipanti al raduno, un milione e mezzo, e la mancanza di adeguate vie di fuga. Dopo quasi tre anni, resta inevasa la domanda di verità e giustizia per Giulia e per le altre 20 vittime. Le ferite di quel giorno non si sono ancora chiuse.

Emanuele Galesi

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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