Loveparade: «L'ho vista scomparire nella folla»
Il terrore, la folla che spinge impazzita, un ultimo sguardo con la richiesta di aiuto e due amiche che si trovano separate per sempre: da una parte la ventunenne bresciana Giulia Minola, morta il 24 luglio del 2010 alla Loveparade di Duisburg, e dall’altra Irina Di Vincenzo, che mercoledì ha raccontato nei dettagli quel pomeriggio di follia.
Lo ha fatto in aula, a Düsseldorf, durante l’udienza del processo in cui dieci persone tra membri del Comune e organizzatori della festa sono imputate per omicidio colposo e lesioni colpose.
La ventinovenne torinese, che ora vive a Los Angeles, era in viaggio con Giulia. Alla Loveparade ci erano arrivate quasi per gioco, comprando un biglietto aereo da dieci euro in internet. Assieme si sono ritrovate nella marea umana spinta dal panico, bloccata nel tunnel dove rimasero uccise ventuno persone e ne rimasero ferite centinaia. Impossibile scappare, impossibile capire la portata della tragedia in corso. A fare la differenza, soltanto il caso. Mentre Giulia scompariva davanti ai suoi occhi, Irina si ritrovò scaraventata fuori dal tumulto, sotto shock e senza una scarpa, ma viva. «Ci siamo ritrovate sommerse, mi ha chiesto di aiutarla».
Il processo sarà ancora lungo, sono previste udienze almeno fino a luglio 2019, quando mancherà solo un anno alla prescrizione.
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