Lotta all’evasione, ai Comuni bresciani 444mila euro
Il Covid rallenta anche la lotta all’evasione. Negli ultimi due anni le cifre recuperate dai Comuni bresciani grazie alle «segnalazioni qualificate» all’Agenzia delle Entrate si sono di fatto dimezzate. Quest’anno i municipi coinvolti - una trentina - porteranno a casa 444mila euro, la metà incassato dalla Loggia. Nel 2018 erano stati 862mila e l’anno prima si era sfiorata quota 1,2 milioni di euro. Va detto che si tratta di un andamento in calo anche a livello nazionale e già da prima dello scoppio della pandemia.
Quest’anno le risorse saranno distribuite a 280 Comuni italiani, quelli che si sono attivati per scovare situazione di evasione fiscale sui tributi statali (Iva, Irpef, catasto): in pratica solo il 3,5% dei municipi italiani (7.904). Lo scorso 6 ottobre il Ministero dell’Interno ha comunque disposto «l’erogazione del contributo spettante ai Comuni per la partecipazione all’attività di accertamento fiscale e contributivo per l’anno 2020». In tutto si tratta di 6 milioni e 490mila euro. Circa un terzo rispetto agli oltre 17 milioni di euro di 5 anni fa.
Il meccanismo
Lo strumento delle «segnalazioni qualificate» è stato lanciato nel 2005 ma il suo sviluppo è avvenuto in maniera massiccia dal 2011, quando il ministero ha stabilito che il 100% delle somme recuperate venisse assegnato ai Comuni. In sostanza i municipi che hanno sottoscritto un apposito protocollo d’intesa con l’Agenzia delle Entrate diventano sentinelle del Fisco e segnalano casi potenzialmente sospetti, «che evidenziano comportamenti evasivi ed elusivi». Le banche dati dei Comuni vengono incrociate con quelle dell’Agenzia delle Entrate per scoprire se vi siano tenori di vita «difformi» da quanto dichiarato al Fisco. Gli ambiti delle segnalazioni sono sostanzialmente cinque: commercio e professioni, per esempio lo svolgimento di un’attività senza partita Iva o ricavi «incoerenti» rispetto a quelli dichiarati; urbanistica e territorio, come l’abusivismo edilizio; il patrimonio immobiliare, con proprietà non dichiarate o affitti in nero; residenze fittizie all’estero; beni indicativi di capacità contributiva, persone con beni e servizi di lusso (auto, alloggi...) «non giustificati» dai redditi dichiarati.
I numeri
I Comuni bresciani che quest’anno riceveranno l’assegno da Roma saranno 27. Per alcuni il contributo sarà simbolico, 100 euro a Bedizzole, altrettanti a Nuvolento. Altri sindaci riceveranno somme decisamente più interessanti, soprattutto in questo periodo di vacche magre: 49mila euro a Montichiari, 21mila a Cellatica e Leno, 20mila a Ghedi, 19mila a Chiari. In generale, però, le cifre sono in calo. Flero ad esempio nel 2018 aveva incassato 190mila euro, quest’anno 644, Pisogne è passato da 138mila a 8.540 euro. Desenzano ha dimezzato la cifra recuperata. Il trend in diminuzione è clamoroso guardando i dati di alcune grandi città. Milano aveva superato 2,1 milioni nel 2015; quest’anno porterà a casa 350mila euro. Bergamo è passata da oltre un milione a 190mila euro. Brescia città mostra invece dati in controtendenza: dai 7mila euro del 2013 si è saliti ai 201mila del 2015 per poi riscendere a 96mila euro nel 2018 e poi ancora su fino ai 225mila euro di quest’anno.
Una cifra che pone Brescia al sesto posto della graduatoria nazionale dei Comuni con i maggiori incassi del 2021. «La lotta all’evasione - spiega l’assessore al bilancio del Comune di Brescia Fabio Capra - ritengo sia una questione di equità sociale ma anche uno strumento per recuperare risorse nei bilanci comunali. Non possiamo chiedere ai cittadini di pagare imposte e tributi e poi non contrastare chi non paga le tasse». Va detto che le «segnalazioni» portano in cassa un bel gruzzolo. Ma nulla rispetto alla lotta all’evasione dei tributi locali (Imu, Tari), con la quale la Loggia incassa tra gli 8 e i 10 milioni l’anno.
Anche perché il meccanismo delle segnalazioni mostra alcune criticità. Soprattutto per i piccoli paesi, a corto di risorse e personale, può risultare difficile attivare procedure che richiedono tempo e professionalità. Non a caso nel 2019 Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza, Anci e Ifel avevano firmato un protocollo d’intesa per una più efficace partecipazione dei Comuni all’accertamento. Ma, guardando i numeri, non pare aver funzionato.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato