L'orologio della torre non fa tic tac
«A fine 2012, ultimato l’intero intervento, la Pallata diventerà quindi uno dei percorsi accessibili e musealizzati». L’annuncio risale al luglio del 2011, l’allora assessore ai Lavori pubblici Labolani prometteva il recupero dell’edificio e la sua promozione nel patrimonio storico e turistico della città.
Le cose sono però andate diversamente e ad oggi la Pallata è ancora un rimpianto, più che una realtà. Nemmeno la nuova amministrazione riesce a venirne a capo, alle prese con le difficoltà di bilancio che già avevano contraddistinto l’ultima fase dell’era Paroli, con il blocco di altri interventi, come la Pinacoteca Tosio Martinengo. E dire che il sindaco Del Bono scelse come sede del comitato elettorale proprio un negozio sfitto vicino alla torre.
Nel frattempo, c’è un intervento che i bresciani chiedono da tempo, per dare dignità al monumento. Si tratta semplicemente di aggiustare l’orologio, fermo sulle 11.30. Il tema, già comparso sulle colonne del Giornale di Brescia, approda ora anche sui social network, più precisamente sulla pagina facebook Brescia che non vorrei.
Il Fai aveva chiesto di poter utilizzare la Pallata per i propri percorsi culturali, creandone uno che la unisse alla torre dell’Orologio in piazza Loggia e a quella del Broletto. L’idea è però rimasta ferma ad uno stato embrionale.
In fondo, un po’ di attenzione in più non guasterebbe. La Pallata è una delle poche torri superstiti a Brescia e fu costruita poco dopo la metà del 1200 a protezione dell’antica Porta di San Giovanni, sulla prima cinta muraria medioevale. Di pianta quadrata, è alta complessivamente 32 metri e ha un corpo maestoso la cui muratura in medolo presenta sottili feritoie.
Dopo l’assedio di Enrico VII di Lussemburgo (1311) la Pallata fu utilizzata con diverse funzioni: di prigione e di deposito del Tesoro del Monte di Pietà, che qui fu saccheggiato. Nel XV secolo furono aggiunti alcuni elementi decorativi quali l'orologio (nel 1461, sulla facciata ovest dell'edificio) e, nella parte superiore, i merli in cotto e la torretta campanaria chiusa da una cupola (tra il 1476 e il 1481, nel corso di un primo restauro).
Insieme a quello ritrovato nel corso del progetto di indagini diagnostiche, i livelli della Pallata sono otto, il primo dei quali - dato in affitto - è l’unico oggi abitato.
La fontana fu eretta nel 1597 su progetto dell’architetto Pier Maria Bagnadore che disegnò anche le statue allegoriche di Brescia armata e raffiguranti le divinità dei fiumi bresciani Mella e Garza (o, secondo altre interpretazioni, dei laghi di Garda e d’Iseo), realizzate dagli scultori Antonio Carra, trentino, e Valentino Bonesini, veronese.
Per quanto riguarda l’origine del nome, infine, esistono due differenti versioni: esso deriverebbe da una palizzata eretta a scopo di difesa; oppure da Pallade, ovvero dal nome della dea Atena, forse per via della presenza di materiale di epoca romana riutilizzato per la sua costruzione.
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