Lorena Fornasir è «donna straordinaria» per la sua cura dei migranti

A lei il premio dell'associazione Montessori Brescia: «La solidarietà dovrebbe essere un gesto spontaneo»
Lorena Fornasir è stata premiata al Moca
Lorena Fornasir è stata premiata al Moca
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«Non mi sento per nulla straordinaria. Come si può ritenere straordinaria la solidarietà, che dovrebbe essere considerata un gesto spontaneo?». Con un certo imbarazzo ma anche con gratitudine, Lorena Fornasir ieri pomeriggio al Moca ha ricevuto il riconoscimento dell’associazione Montessori Brescia come una delle «Donne straordinarie» che si spendono per far rispettare i diritti, soprattutto quelli dei più deboli.

Insieme al marito Gian Andrea Franchi, da qualche anno, nella piazzola davanti alla stazione ferroviaria di Trieste Fornasir, psicologa clinica, si prende cura dei migranti che arrivano in Italia attraverso la rotta balcanica e che portano sul loro corpo gli evidenti «segni delle torture subite dalle polizie di frontiera bulgare e croate».

Non vogliono restare indifferenti alle sofferenze e al dolore di questi ragazzi, «perché l’indifferenza uccide più di una guerra». I racconti di Fornasir sono terribili: «Umar ha avuto letteralmente le gambe fritte - spiega -, ha lesioni alla pelle che non guariscono e che anzi, si vanno allargando. Questi migranti cercano di scappare ai morsi dei mastini della polizia, cercano di nascondersi dai droni che li scovano nei boschi, dalle botte degli agenti, tentano di superare fili spinati in cui passa la corrente che li ustiona, e a volte cadono nelle buche delle doline e muoiono».

L’impegno

Le sue prime cure ai profughi sono partite dai piedi, martoriati dal lungo cammino, piagati dalle vesciche, «e toccare loro i piedi è un gesto molto intimo, ma è anche un atto di riconoscimento, e alla fine è un dono reciproco che ci facciamo. Quando li guardo negli occhi penso di trovare rabbia e dolore e invece trovo una sola domanda muta: "Perché mi è stato fatto questo?". La nostra politica si basa su pratiche di dominio, di violenza e di oppressione di persone che chiedono solo di poter lavorare e di vivere con dignità».

Mutuando l’esperienza dalle madri dei desaparecidos sudamericani, Fornasir ha realizzato anche il «lenzuolo della memoria» su cui ricama i nomi dei migranti che muoiono durante il viaggio. «Ricamare i loro nomi è qualcosa di straordinario - ha raccontato a un’attenta e folta platea -, a volte è capitato che proprio questi ragazzi scrivessero il nome dei compagni scomparsi, parlando di loro e del modo in cui li hanno visti morire».

Lei e il marito hanno dato vita all’associazione «Linea d’ombra» con l’obiettivo di aiutare i profughi non solo curando le loro ferite, ma dando loro anche cibo, scarpe e vestiti. Accolta dall’assessora Anna Frattini, dalla presidente e dalla vicepresidente dell’associazione Montessori Brescia Rosa Giudetti e Paola Veneziani, Lorena Fornasir ha poi inaugurato la mostra fotografica di Marco Foglia con gli scatti realizzati proprio a Trieste e che resterà aperta fino a domenica 29 ottobre. 

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