Lombardia 2023, oggi il sorteggio per disegnare la scheda: Brescia corre con 12 liste

Alle 13 si definirà l’ordine dei simboli che l’elettore troverà il 12 e 13 febbraio quando si recherà ai seggi
I candidati bresciani in lizza per conquistare un posto nel futuro Consiglio regionale sono in tutto 120 - © www.giornaledibrescia.it
I candidati bresciani in lizza per conquistare un posto nel futuro Consiglio regionale sono in tutto 120 - © www.giornaledibrescia.it
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La nostra provincia si ferma a dodici. Tante saranno le liste che gli elettori troveranno rappresentate sulla scheda elettorale in occasione del voto per le Regionali del 12 e 13 febbraio. Dopo il deposito dell’elenco avvenuto al fotofinish, infatti, «Verde è popolare-Udc» è ufficialmente fuori dai giochi per la mancata autenticazione di 22 firme: a conclamarlo è stato il verdetto arrivato sulla scia del riconteggio e delle ulteriori verifiche della documentazione depositata, un epilogo che non ha tuttavia colto di sorpresa i referenti bresciani della formazione.

Gli sfidanti

I tempi stringono e la distanza dalla urne si accorcia. Proprio oggi, alle 13, nell’aula 50 del Tribunale, si consumeranno le operazioni di sorteggio per definire l’ordine in cui le liste collegate ai candidati presidente compariranno sulla scheda elettorale. Dodici liste, si diceva, per un totale di 120 candidati bresciani in corsa per un posto da consigliere a sostegno rispettivamente di quattro aspiranti governatori in lizza per conquistare il governo della Lombardia. A contenderselo sono l’uscente Attilio Fontana, otenuto da cinque liste: Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, la civica Fontana presidente - Lombardia ideale e Noi moderati di Sgarbi.

Quindi, il candidato del centrosinistra Pierfrancesco Majorino, che si presenta alla prova del voto con quattro liste: Partito Democratico, Alleanza Verdi-Sinistra italiana, Movimento 5 stelle, e Majorino presidente - Patto civico. L’ex vicepresidente Letizia Moratti è la candidata del Terzo polo, sostenuta da due simboli: quello di Azione - Italia Viva e la civica che porta il suo nome, ovvero Letizia Moratti presidente - Lombardia Migliore.

Infine Mara Ghidorzi è la candidata presidente scelta e indicata da Unione popolare. Il caso Udc. Cosa è successo e come mai ci si è fermati a dodici simboli? Per i candidati dell’Unione di centro, probabilmente, non è stata una doccia fredda. La notizia del rigetto, ieri mattina, delle liste elettorali «Verde è popolare - Udc» dalle province di Milano, Monza-Brianza e Como, che di fatto condanna il partito dello scudocrociato all’esclusione dalle elezioni regionali del 12 e 13 febbraio, arriva dopo giorni di logoramento nei quali da più tribunali si attendeva una risposta circa i ricorsi depositati.

Risposta che non arrivava

Il verdetto è giunto appunto solo ieri mattina sulla scrivania di Vincenzo Tortorici, segretario regionale dell’Udc, che con amarezza non ha potuto fare altro che registrare la disfatta. «Errori tecnici nella presentazione delle liste in alcune province - afferma - mancanza di convalida di alcune firme in altre e assenza dei certificati elettorali in altre ancora. Fatto sta che a questo punto siamo fuori». La legge elettorale in regione Lombardia impone, infatti, che per poter concorrere alle elezioni, una lista con un suo simbolo riconoscibile debba essere presente in almeno cinque province. L’Udc, sabato scorso, nell’ultimo giorno utile per la presentazione delle liste, aveva depositato il simbolo esattamente in cinque province: Milano, Monza-Brianza, Como, Mantova e Brescia.

In tutte ci sono stati problemi. Sarebbe bastata l’esclusione anche solo da uno di questi territori per impedire, di fatto, alla formazione che fa capo a Lorenzo Cesa (Udc) e Gianfranco Rotondi (Verde è Popolare) di partecipare alle elezioni. A Brescia la commissione elettorale aveva escluso la lista dei centristi per la mancanza di 22 firme. Dopo il riconteggio, lunedì mattina era stato depositato un ricorso all’ufficio elettorale, inviato per competenza al tribunale di Milano. Ricorso del quale non si è più saputo nulla e il cui eventuale accoglimento, a questo punto, risulterebbe però del tutto inutile.

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