Loggia-Brescia Musei, la nuova convenzione è un caso politico

Polemiche in Consiglio comunale, con tanto di risposta «ruspante» del sindaco Del Bono a Nini Ferrari. Che ora attende le scuse
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Tra silenzi, urla e botta e risposta al vetriolo, la maggioranza ha aggiunto due emendamenti ai 56 presentati dal M5S sulla nuova convenzione tra il Comune e la Fondazione Brescia Musei, approvata venerdì in un consiglio comunale finito a tarda notte.

In particolare, il centrosinistra ha proposto e varato l’istituzione di un «Consiglio generale», organismo che - fra gli altri - avrà il compito di sorvegliare e approvare la programmazione della Fondazione Brescia Musei. 

L’atto, che di fatto va a «correggere» la delibera originaria, oltre ad aggiungere proprio quell’elemento di «controllo» chiesto dalle opposizioni, ha aperto però la strada ai distinguo interni alla maggioranza stessa. 

A fronte della bocciatura di 55 emendamenti, sui totali 56, presentati dal M5S (l’unico accolto sistemava un refuso formale) in molti casi le consigliere Anna Braghini (Pd) e Francesca Parmigiani (Al lavoro con Bs) hanno votato insieme alle minoranze e più di qualche volta il capogruppo dei democratici, Fabio Capra, ha dovuto convincere i colleghi a non premere il tasto verde che avrebbe ulteriormente modificato la delibera presentata da Laura Castelletti. 

Alla fine è stata sempre l’alta tensione a concludere il Consiglio: in fase di dichiarazione di voto un commento «ruspante» del sindaco ha fatto alterare Nini Ferrari che, offesa, ha interrotto la dichiarazione di voto alla convenzione sbattendo microfono e porta.

Ad uscire insieme a lei, a pochi minuti dal voto conclusivo avvenuto alle 2.30 circa, sono stati pure i consiglieri di Forza Italia e Lega. Ed ora, sul tema, si preannuncia un consiglio comunale riparatore con le scuse di Del Bono a Ferrari.

Il dibattito, in precedenza, è stato lungo. In aula sono entrate alcune considerazioni che, di solito, venivano solo accennate nei corridoi, ma che per «cortesia istituzionale» non erano gridate ai microfoni. «Il consigliere Onofri parla solo di norme e sembra che stia facendo un’arringa in tribunale, forse l’avvocato ha sbagliato aula» è la stilettata di Mafalda Gritti. Ma non è stato da meno Nicola Gallizioli: «Siete dei signor sì senza spina dorsale, non avete argomentazioni, ubbidite e basta». «L’assessore Castelletti così si è assicurata la pensione dall’incarico» è la protesta di Paola Vilardi. E non è da meno la replica del sindaco Del Bono: «È un dibattito poco produttivo, l’opposizione è un disco rotto. La vostra posizione era preconfezionata, la vostra argomentazione è speciosa». Il dibattito si è protratto fino a notte e il sì di maggioranza pareva ieri sera scontato tanto quanto il no di opposizione.

La delibera ha dovuto superare il muro di pregiudiziali issato dalle opposizioni. Che hanno schierato sul tavolo politico cinque nodi giuridici: illegittimità dell’affidamento diretto dei beni culturali della città; illegittimità contabile; necessità della nomina del comitato scientifico come organo di garanzia per la mission della Fondazione; assenza della valutazione, richiesta dalla norma in caso di affidamento dei beni, del progetto di gestione e di comparazione; rischi di una regia ventennale. Tutte questioni trasformate da un’opposizione compatta e granitica in richieste di sospensiva: «Chiediamo il rinvio del provvedimento, così da avere il tempo di acquisire, a tutela del Comune stesso, un parere scritto dalla Corte dei conti o dall’Anac». 

A chiarirne le ragioni è prima di tutto Francesco Onofri: «Ci sono evidenti problemi di legittimità, ci sono vizi fondamentali in questa impostazione, perché si consegna una delega in bianco sulla politica culturale della città a un ente terzo senza alcun controllo da parte del Comune». E se Nini Ferrari fa appello «al buon senso» e chiede di «interrompere questa forzatura» richiamando la maggioranza alla prudenza, Laura Gamba rilancia: «Non so come facciate ad essere tanto tranquilli a votare un testo tanto lacunoso dal punto di vista delle tutele pubbliche». 

Ma quelli che per Piattaforma civica, Forza Italia, X Bs Civica, M5s e Lega sono «evidenti problemi di legittimità», per i consiglieri di maggioranza sono considerazioni neppure degne di replica. Tanto che per oltre tre ore i consiglieri di Pd, Bs per passione, Civica per Del Bono e Al lavoro con Bs si sono trincerati dietro un silenzio impenetrabile e a tratti quasi snob. Spiegato - tra i corridoi - come «argomentazioni fuori tema rispetto ad un impegno che per i consiglieri è politico e non giuridico». 

Ed è Nicola Gallizioli a lanciare l’affondo ai colleghi dello schieramento opposto: «Prendete tutto quello che passa senza neppure confrontarvi, restando muti». Margherita Peroni rincara la dose: «Le pregiudiziali sono diventate un modo per fare politica perché l’operato dell’Amministrazione non è trasparente. E il mutismo dei consiglieri è imbarazzante», parole cui fanno eco quelle di Paola Vilardi: «Oggi l’assessore Castelletti abdica totalmente al suo ruolo all’interno di un Consiglio sordo».

In sintesi, la nuova convenzione prevede una gestione ventennale per la valorizzazione del patrimonio culturale e museale bresciano con l’obiettivo dichiarato di raggiungere i 200mila visitatori l’anno. L’Amministrazione Del Bono ha elaborato una bozza di convenzione fra il Comune di Brescia e la Fondazione Brescia Musei che supera il vecchio concetto di contratto di servizio e conferisce in uso temporaneo a titolo di concessione gratuita beni mobili e immobili quali il polo museale di Santa Giulia, il parco archeologico, i depositi della Pinacoteca, il polo del Castello con i musei delle Armi e del Risorgimento e tutti i fabbricati e beni strumentali connessi.

A fronte di un progressivo calo delle risorse disponibili - nell’ultimo anno sono stati destinati alla Fondazione 2,5 milioni di euro diventati poi 3,1 con l’assestamento di bilancio - con la nuova gestione la Fondazione è nelle condizioni di poter accedere a bandi della Regione e dell’Unione Europea, fondi privati o sponsorizzazioni per finanziare le proprie attività. Che dovranno essere necessariamente sottoposto al rigido controllo e indirizzo da parte del Comune.

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