Loggia 2023, Pagnoncelli: «Il senso di comunità è il tratto decisivo di queste elezioni»
Le elezioni di Brescia, secondo Nando Pagnoncelli, sono la dimostrazione del senso di comunità dei bresciani e della loro capacità di andare oltre gli steccati in nome del bene della città. Il presidente di Ipsos, l’istuto di ricerca che ha realizzato il doppio sondaggio del Giornale di Brescia prima delle Comunali, fornisce una sua lettura delle votazioni.
Come valuta il risultato delle elezioni di Brescia?
Il quadro che è emerso da questa tornata elettorale a Brescia non ci sorprende, non tanto alla luce del sondaggio realizzato a tre settimane del voto sulle intenzioni degli elettori, quanto rispetto a quello che era emerso nel sondaggio che facemmo a inizio marzo. Un sondaggio che fu una sorta di radiografia della città da cui emergevano molti aspetti che i bresciani hanno giudicato positivamente, a partire dalla qualità della vita. Noi collaboriamo con Giornale di Brescia ormai dalle elezioni comunali del 2013, quindi abbiamo anche una serie storica abbastanza ricca e troviamo alcune costanti e alcuni elementi di grande miglioramento. Per esempio ci ha colpito molto il fatto che la qualità della vita sia un elemento che distingue Brescia rispetto al resto della Lombardia e dell’Italia, perché c’è un apprezzamento decisamente più elevato. Partirei non tanto dal dato politico del voto quanto dal dato sociale.
Mi spieghi meglio.
Uno degli elementi che era emerso anche nelle precedenti rilevazioni è che c’è una sorta di orgoglio del bresciano, che non manca di esprimere critiche, ma che in larga misura giudica positivamente quello che è stato l’operato dell’Amministrazione uscente. È chiaro che un giudizio positivo rappresenta un buon viatico per chi è chiamato a raccogliere il testimone, in questo caso Laura Castelletti. Ma la cosa che mi ha colpito di più in questa circostanza è il giudizio positivo espresso nei confronti dell’amministrazione uscente e del sindaco uscente. Questo significa sostanzialmente che il bresciano va al di là degli steccati: l’elettore di centrodestra in maggioranza assoluta, sia pure con valori inferiori rispetto agli elettori di centrosinistra, aveva un giudizio positivo dell’amministrazione uscente e del sindaco Del Bono. Ciò si collega ad alcuni temi che hanno mostrato un miglioramento.
Quali nello specifico?
Le attività culturali, ma dobbiamo pensare che c’è Brescia Bergamo capitale della cultura. Gli altri elementi di forte miglioramento sono la raccolta dei rifiuti legata quindi al decoro urbano, i trasporti pubblici e le attività per i giovani e per gli anziani. Certo ci sono due temi che hanno fatto registrare un peggioramento: traffico e viabilità e sanità. Quest’ultima è stato messa molto sotto pressione in questi anni.
Brescia era una delle città su cui vi era un’attenzione politica nazionale. E da qui sono passate Schlein e Meloni. Secondo lei quanto ha pesato la presenza dei leader nazionali?
I riscontri che abbiamo ci dicono che il cittadino, tendenzialmente, quando vota per il sindaco ha a cuore i problemi della città e del territorio in cui vive, in cui investe una parte importante della sua esistenza e della sua famiglia, delle persone con cui vive, che frequenta e così via. Non vuol dire che lo scenario politico nazionale non influenzi, però la presenza dei leader nazionali non determina quel valore aggiunto così rilevante ai fini del comportamento di voto.
Quindi cosa ha determinato l’esito?
Il punto di partenza, come ho avuto modo di spiegare, era molto favorevole a Laura Castelletti, ma c’erano degli aspetti per cui il risultato non era così scontato. Innanzitutto perché l’elettorato bresciano era diviso: quando abbiamo chiesto per chi avrebbe votato il 28% ha indicato il centrosinistra e il 26% il centrodestra. Il secondo aspetto è stata la fine del ciclo di Del Bono, che quindi ha passato il testimone, il che per la Castelletti poteva non tradursi in benefici automatici. Il terzo elemento è il dato politico nazionale che vede il centrodestra in larghissimo vantaggio sul centrosinistra.
Detto questo non dimentichiamoci che quando ciascuno di noi vota per il sindaco della propria città pensa di più ai problemi della città e quindi a chi potrebbe garantire un miglioramento complessivo della qualità della vita. Credo che il senso di comunità sia stato il tratto distintivo di questa tornata elettorale, ora bisognerà stare attenti a non disperderlo perché è un asset fondamentale indipendentemente da chi governa la città.
Come valuta la presenza di ben 18 liste di cui nove civiche?
Quando si registra una partecipazione così larga significa che si vuole cambiare o che si vuole testimoniare la propria partecipazione e questo è il caso di Brescia che ha fatto registrare un’affluenza elevata. In un periodo di disimpegno e di crisi della politica è un segnale molto importante perché denota appunto un senso di comunità che è collegato alla forte identità: il bresciano è consapevole degli elementi di forza di Brescia. Dallo spirito imprenditoriale agli aspetti solidaristici, dall’attenzione all’ambiente alla cultura. C’è la consapevolezza di quelli che sono gli ancoraggi comuni che determinano l’identità.
E come definirebbe questa identità?
Una delle domande che avevamo posto nel primo sondaggio era «Ma che Brescia vuoi per il futuro?»: la cosa che mi ha colpito è che le risposte ai primi posti erano una Brescia sostenibile e una Brescia tranquilla, quindi l’idea di una città nella quale si può vivere bene. E poi una Brescia solidale, un aspetto non scontato tenuto conto del clima complessivo che stiamo vivendo nel Paese per la simultaneità di più crisi, dall’inflazione alla crisi energetica, dalla guerra. E infine i bresciani vogliono una città europea e internazionale; e una città che si apre è motivo di orgoglio per il cittadino.
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