Lo scrivano di Melville all'ordine del giorno
Un annetto e mezzo fa, quando il presidente del Consiglio comunale aveva preso il «vizietto» - in accordo con i capigruppo - di convocare le assemblee municipali il lunedì mattina, c’era chi viveva la questione con un certo disagio.
La prima volta è passata liscia, la seconda (con qualche fastidio manifestato in rigoroso silenzio in aula e con stupefacente simpatia fuori) anche. Ma alla terza volta il tema stava diventando serio e non era giusto essere conniventi.
Coraggio a due mani, la consigliera ha vuotato il sacco: «Il lunedì mattina no. Buona parte dei parrucchieri sono chiusi» ha fatto notare ai colleghi (che poi le hanno passato gli indirizzi dei coiffeur aperti, ma a quel punto era tardi: di sedute il lunedì mattina, manco a farlo apposta, non ne sono più state convocate).
Enigmi. L’aneddoto è solo uno dei tanti e racconta di quel piccolo gruppo consiliare bipartisan che sovverte ogni schieramento di bandiera. Il crocchio si mimetizza tra gli altri, silenziosissimo e pettinatissimo. Quel che non si può rimproverare ai taciturni è che non tengano al loro ruolo, anzi. Votare, votano: restano spesso fino alla fine. E non si può dire che siano assenteisti. Per esserci, in aula, ci sono. Solo che nessuno dei presenti si accorge (un po’ come Bartleby, lo scrivano di Melville). Sono un enigma irrisolto, di quelli a cui nessuno potrà trovare risposta (per esempio: in Cenerentola davvero nessuna delle fanciulle, in tutto il regno, aveva il suo stesso numero di scarpe?). In cinque anni avranno proferito verbo sì o no due volte, ma non hanno mai pensato di dimettersi. E non si parla di chi, come Laura Sandonà per il Pd, prende la parola di rado ma in modo mirato, per evitare - essendo in accordo - di essere ridondante. Il gruppo bipartisan non parla mai, mai per un’interrogazione, mai per un ordine del giorno.
Abissi. A proposito di ordini del giorno: si accumulano e accatastano di legislatura in legislatura. Se si va a spulciare l’archivio ne saltano fuori alcuni che potrebbero ottenere il marchio «storico». Laura Gamba (M5s) ne ricordava uno qualche settimana fa: quello sul bilancio partecipato per i quartieri. Ma non è un problema dell’attuale maggioranza al governo in Loggia: quello degli ordini del giorno è un destino triste, che si trascina di quinquennio in quinquennio e nessuno, veramente, ricorda quando tutto è iniziato.
Ad ogni fine mandato sarebbe interessante tracciare un bilancio di tutti quegli ordini del giorno. Per capire di quali proposte, ogni cinque anni, i consiglieri non hanno potuto discutere. Stai a vedere che l’unico giorno utile era proprio il lunedì mattina...
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