Lo pneumologo Davoudi: «Torno negli Usa con Brescia nel cuore»
Un momento dolceamaro, dove l’idea pur piacevole di tornare a casa e disfare finalmente la valigia viene sovrastata dalla tristezza di lasciare tanti amici e una città, la nostra, della quale nelle ultime settimane è diventato parte, condividendone i giorni della peggior sofferenza ma anche quelli della speranza e della ripartenza. Sono già passati due mesi dal suo arrivo in Italia, e per il prof Mohsen Davoudi è giunta l’ora di volare in California. Pneumologo interventista e intensivista di fama, abituato a muoversi in diversi scenari internazionali in periodo di crisi sanitaria, dall’Africa ai Balcani al Sud Est asiatico, quando è scoppiata l’emergenza Covid-19 in Italia Davoudi si è messo a disposizione, a titolo completamente volontario, ed è giunto nella nostra città a supporto del reparto di Pneumologia a indirizzoendoscopico dell’ospedale Civile, diretto dalla dottoressa Michela Bezzi.
«Non avevo aspettative particolari se non quella di trovare medici, infermieri e chiunque altro fare del proprio meglio per salvare quante più vite possibile - ci racconta - e ho trovato operatori che hanno agito al di sopra e al di là di quanto era loro richiesto per non lasciare indietro nessuno e dare a tutti le cure di cui avevano bisogno. Questo è quanto ho visto». A colpire profondamente il prof. Davoudi, oltre alla assoluta dedizione del personale sanitario a tutti i livelli, è stato anche l’atteggiamento della comunità, ricco di affetto e riconoscenza. Con gli occhi lucidi ci confida di aver spesso trovato bigliettini attaccati alla sua porta, semplici fogli con poche parole in italiano che lo definivano eroe, oppure di aver incontrato per strada persone sconosciute, che dal suo abbigliamento capivano che è un medico, e che lo chiamavano ad alta voce per ringraziarlo.
Impossibile poi per Davoudi, ospitato nella nostra città grazie all’intervento di AiutiAMObrescia, operazione solidale lanciata dal Giornale di Brescia e da Fondazione Comunità Bresciana, è non essere impressionato dalla travolgente generosità dimostrata da tutti. «Anche nel momento peggiore dell’emergenza mentre altrove c’era grave carenza di strumenti e dispositivi personali di protezione, io in questo ospedale ho solo visto grande e diffusa abbondanza di ciò di cui avevamo bisogno. Mi sono informato e mi hanno spiegato che era in gran parte frutto di donazioni. Segno di una comunità dove in tantissimi hanno dato quello che potevano per il bene di tutti».
Per Mohsen Davoudi sono stati questi dunque due mesi di intenso lavoro sul campo nelle equipe anti Covid-19 al fianco dei pazienti per salvare vite, ma non solo. La sua fama e la riconosciuta esperienza nel campo delle emergenze internazionali hanno destato infatti molta curiosità e desiderio di imparare in numerosi colleghi, giovani e meno giovani, che si sono tradotti in incontri e lezioni che specie nell’ultimo periodo si sono moltiplicati. Speranza. Riparte per gli Stati Uniti il prof. Davoudi, con una speranza nel cuore. Quella per cui la crisi determinata dal Coronavirus a livello mondiale possa essere trasformata in una opportunità per creare una società migliore, spiega, con meno sprechi e più solidarietà, con al centro l’attenzione verso i valori davvero importanti della vita.
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