Li cacciano dal Dlq, le mamme organizzano il raid

Per il raid contro i bodyguard, "colpevoli" di aver cacciato due ragazzi, 12 persone denunciate. Tra loro anche ultrà del Brescia.
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I figli danno fastidio in discoteca, vengono messi alla porta dai buttafuori e le mamme organizzano un raid punitivo. È la novità emersa nelle indagini della Questura sulla rissa che il 13 gennaio scorso si era scatenata all’esterno del locale Dietro Le Quinte a Brescia, dove una trentina di persone aveva assalito i bodyguard con manganelli, bottiglie e oggetti contundenti.

In dodici sono stati identificati e denunciati dalla Digos a vario titolo per lesioni aggravate, danneggiamento, minaccia, violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Si tratta di operai, artigiani, commercianti, fornai, di casa tra Calcinato, Castelcovati, Nuvolera, Vobarno, Montichiari, Chiari. Quattro invece sono tifosi vicini agli ultrà della Curva Nord Brescia, già destinatari di Daspo. Tre persone sono state identificate dalla Volante nell’immediatezza dei fatti. Nove invece in un secondo momento dalla Digos, che ha eseguito 4 perquisizioni domiciliari.

Il raid non sarebbe disgiunto da un altro episodio avvenuto tre mesi fa quando dalla stessa discoteca fu buttato fuori un 21enne che aveva tenuto comportamenti ritenuti provocatori. La notte tra il 13 e 14 gennaio un altro 17enne si è trovato di colpo all’aria aperta dopo avere provocato i vigilanti. Stavolta però in un attimo sono arrivati i rinforzi ed è scattata l’aggressione. La Volante si è precipitata e ha bloccato il 17enne, sua madre, 47 anni, e la mamma del 21enne messo alla porta tre mesi prima. Le signore, casalinghe, hanno dato in escandescenze e una avrebbe persino allungato un ceffone a un poliziotto. Per il questore Lucio Carluccio sono state loro a organizzare la spedizione punitiva. «Questo è un problema di polizia o piuttosto non una questione di carattere sociale e pedagogico? - stigmatizza il numero uno della Polizia -. Interveniamo e troviamo due mamme che anzichè educare i figli fanno queste cose. Alla base di tutto c’è una grande maleducazione»

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