Letizia Moratti: «In Lombardia serve una politica che faciliti la crescita economica»

Parla la candidata presidente sostenuta dal Terzo Polo che alle elezioni regionali sfida Fontana, Majorino e Ghidorzi
Letizia Moratti, candidata presidente della Lombardia con il terzo polo
Letizia Moratti, candidata presidente della Lombardia con il terzo polo
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Letizia Moratti è la figura che ha spiazzato il centrodestra e il centrosinistra. La sua candidatura con il sostegno del Terzo Polo prova ha ribaltare ogni pronostico.

Può fare un bilancio della sua campagna elettorale in Lombardia?

Molto positivo. Alla fine di questa settimana avrò percorso circa 10mila chilometri con il mio pullman. C’è grande interesse attorno alla mia proposta, ho incontrato tante persone che mi hanno dato una carica eccezionale e mi hanno chiesto una svolta perché sentono la Regione come un interlocutore distante, a volte assente. C’è bisogno di una marcia diversa, e io sono pronta ad imprimere alla Lombardia quella data a Milano con Expo.

E dei suoi tour nel Bresciano?

È stato un grande arricchimento umano. Il contatto e il rapporto con le persone incontrate è un’esperienza che mi rimarrà nel cuore. Sono venuta diverse volte in zone differenti. Ho trovato una realtà vivace, laboriosa, che ha voglia di fare, ma che in questi anni ha sentito molto il peso delle strategie troppo «milanocentriche» su investimenti e infrastrutture. È un territorio che ha grandi potenzialità e Brescia Capitale italiana della cultura deve essere un volano per ripartire con una visione di futuro. Dal turismo all’artigianato, dall’industria ai servizi, passando per agricoltura e terzo settore è una provincia che merita di essere valorizzata e tenuta in grande considerazione per la sua posizione strategica in Italia e di porta verso l’Europa.

Ha intercettato problematiche che non aveva considerato?

Alcune le conoscevo come le criticità legate all’ambiente a Brescia e Montichiari o le carenze infrastrutturali e la troppa burocrazia. Ma dal report redatto in ogni tappa sono emersi altri temi: la pressoché inesistente promozione e valorizzazione delle incisioni rupestri della Valcamonica, in particolare se confrontate con la capacità di attirare visitatori di Lascaux, Altamira e Niaux in Francia e Spagna, la difficoltà di accedere ai bandi soprattutto per i piccoli Comuni e per gli artigiani. Ma anche la necessità di avere uffici decentrati che funzionino come reale interlocutore tra regione e territorio. La difficoltà nel reperire manodopera è stata spunto per ribadire l’esigenza di rivedere la collaborazione con i centri per l’impiego. Gli imprenditori mi hanno chiesto di continuare a tenere vive le opportunità dell’industria 4.0.

Si è parlato quasi esclusivamente di sanità e trasporti. Ma il mondo produttivo ha richieste più complesse: sostegno alla competitività e all’innovazione, rapporto più stretto con l’Ue e miglioramento delle infrastrutture. Cosa può dirci?

Ci vuole una politica che guardi al tema della crescita economica in modo complessivo. Nel mio programma ho individuato quattro linee: acquisizione e sviluppo di un adeguato capitale umano (competenze/risorse professionali), rafforzamento strutturale-finanziario delle imprese, riconfigurazione strategica delle filiere, sviluppo e diffusione dell’imprenditorialità moderna. Parlo di acquisizione e non solo di sviluppo del capitale umano attraverso la formazione, perché i territori vincenti per le imprese saranno quelli che riescono ad attrarre i lavoratori più qualificati.

L’attrattività dipende dalla qualità delle imprese stesse e dal potenziale del loro sviluppo. Ma ancor più dipende da fattori quali la qualità delle infrastrutture (hard e soft), la disponibilità residenziale, l’offerta culturale, la qualità del tempo libero, l’assistenza sanitaria, la digitalizzazione e semplificazione degli adempimenti burocratici. E su tutti questi aspetti la Regione può fare veramente la differenza.

Il suo rapporto con il Terzo Polo?

Molto buono. Domenica c’è stato un bell’evento al Teatro Parenti di Milano, a cui sono intervenuta insieme a Matteo Renzi e Carlo Calenda. C’era tanta gente, tanto entusiasmo, la consapevolezza che, nonostante il poco tempo a disposizione per preparare la mia candidatura, il vento del consenso sta gonfiando le nostre vele.

Cosa risponde al centrosinistra che la bolla come esponente del centrodestra e alla coalizione di Fontana che ha parlato del suo tradimento?

Fontana e Majorino hanno utilizzato termini belligeranti, più adatti a rivolgersi a un nemico che ad un avversario politico. Indossano le bandiere di partito come uniformi. Non è come intendo io l’impegno in politica. Fontana si è sottratto a ogni confronto diretto e non ha presentato alcun bilancio di fine mandato. Per rispondere alla sua domanda, mio padre ha fatto la resistenza e per questo è stato internato a Dachau. Era antifascista, ma non era comunista era un partigiano «bianco»: quegli stessi suoi valori popolari e liberali sono i miei e anche di molti cittadini lombardi.

Le tre cose che farà se sarà eletta presidente della Regione?

I primi provvedimenti riguarderanno il sostegno alla crescita economica, il trasporto pubblico e il taglio alle liste d’attesa in sanità.

Un ultimo appello agli elettori lombardi?

Sono in campo per migliorare le cose che funzionano e far funzionare quello che non funziona. In Lombardia servono interventi su sanità, sicurezza, crescita economica, equità e trasporti. Per una Regione che torni a pensare in grande. Ogni giorno dagli aeroporti lombardi partono lavoratori e imprenditori per portare il nostro saper fare nel mondo. Vogliamo essere al loro fianco, a fianco delle giovani coppie e al loro desiderio di costruire una famiglia, agli anziani che hanno ancora tanto da dare, a chi è in difficoltà ed ha bisogno di aiuto per risollevarsi, a tutti i lombardi che vogliono servizi migliori per una regione che sia un modello di sviluppo.

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