L'eleganza vera passa inosservata in metro

Una nuova riflessione firmata Augusta Amolini
Una maglietta parlante
Una maglietta parlante
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A torto o a ragione i proverbi e le formalità, non vengono più osservati, i Santi sono trascurati e i fanti vilipesi con magliette brandizzate a scopi politici. Così il nome del Presidente della Repubblica è diventato un marchio indossato da personaggi famosi, subito imitati da una pletora di seguaci, i quali su Instagram hanno trasformato «Mattarella» in una sorta di bandiera rock.

L’idea era venuta a tre amici vedendo sui social l’immagine del nome riprodotto con la grafica utilizzata dai «Metallica» dopo il discorso alla Nazione di fine anno, dove egli aveva sottolineato la necessità di umanizzare l’immigrazione.

Durante il drammatico tiraemolla con la Sea Watch hanno commercializzato magliette e gadget per sostenerla economicamente. Oggi il torace è diventato uno spazio espressivo sul quale si può scrivere tutto, da ingiurie camuffate in inglese a espliciti riferimenti di carattere sessuale. Le frasi peggiori evocano ideologie razziste, mentre il primato delle più spiritose è prerogativa della filosofia spicciola napoletana, ricca di umorismo sagace irripetibile. Nel pubblico demanio dei concetti di una società esibizionista si evidenziano alcune t-shirt che per essere indossate non necessitano di coraggio, bensì di una dose spropositata di vanità.

È il caso delle magliette con la scritta: «Ciao invidiose», avvistate questa estate in Italia, isole comprese. Cosa mai dovrebbero invidiare le rosicone? La bellezza? L’altezza, oppure la magrezza? Sicuramente non la testa, visto che la presunzione e la superbia non si allineano con le capacità di tante ragazze in gamba che camminano fiere senza sollecitare sterili paragoni. Christian Dior sosteneva che «l’autentica eleganza è quella che passa inosservata in metropolitana», significando che non bisogna mettere in bocca al prossimo il giudizio e l’emozione spontanea che dovrebbe provare. Non c’è finezza nell’essere notate per una scritta sul petto che dice che non pratichiamo la modestia; comunicando che le nostre sorelle patiscono d’invidia saremo considerate, anche dagli uomini, come altezzose snob.

A volte si ha la sensazione che alcune donne confondano la sicurezza con la sottile violenza contenuta nel loro desiderio di prevaricazione femminile. Solo queste, meritano una provocatoria risposta di genere univoca, accompagnata dal famoso «pernacchio» di Eduardo De Filippo, preso a prestito dal film L’oro di Napoli e amplificato dal sarcasmo impareggiabile di Totò. «Ciao invidiosa... a chi?». «Ma mi faccia il piacere!».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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