Le sardine dalla Rete alla brace delle piazze
Se lavorassi nel marketing, specie in campo politico, mi fregherei le mani. Quando mi ricapita un lavoro così ampio e apparentemente spontaneo di profilazione come quello in corso con le Sardine? Sono elettori e in molti casi potenziali elettori, delusi dai partiti di sinistra, ma non dalla sinistra, di cui condividono una serie di valori: solidarietà, accoglienza, rispetto, diritti umani, nonviolenza, antifascismo, come si legge nella copertina del gruppo bresciano su Facebook. Non citano il lavoro, dev’essere un tic.
Comunque, se a Bologna e nelle altre città avessero creato gruppi chiamati Elettori delusi di sinistra, non avrebbero avuto tanto successo. La federazione provinciale del Pd di Brescia, per dire, ha cinquemila iscritti, le Sardine locali ne hanno oltre il doppio. Il loro orizzonte ideale, indicativamente, va da Liliana Segre a Greta Thunberg, con Matteo Salvini che incombe minaccioso sullo sfondo tipo torre di Mordor. Salvini che è riuscito prima a far nascere un governo di contrasto a una sua probabile elezione e poi a coalizzare anche un’opposizione a lui ostile, social e di piazza.
Un movimento in cui all’uomo qualunque di vecchissima memoria si sostituisce il follower qualunque, più volatile, in cerca di rappresentanza, prontissimo a condividere i propri dati online. Non resta che accalappiarlo. Di certo, per contro, queste Sardine sono sospettose: in mare, oltre ai predatori da cui guardarsi, c’è anche parecchia plastica.
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