Le prove Invalsi confermano: la Dad ha fatto male agli studenti
All’onda d’urto del Covid, la scuola ha fatto fronte con la didattica a distanza. Utile ma inadeguata a garantire ritmi di apprendimento e colmare lacune. Spicca un dato più che preoccupante, nell’esame degli esiti Invalsi relativi alla nostra provincia al termine dello scorso anno scolastico.
Oltre uno studente su tre (36 per cento in italiano, 35 per cento in matematica) è arrivato alle soglie del diploma senza possedere le competenze minime, necessarie per la vita di tutti i giorni. Alla fine della terza media, gli studenti rimasti al di sotto della «soglia di accettabilità» in rapporto al loro livello anagrafico e scolastico erano addirittura il 37 per cento in italiano e il 40 per cento in matematica.
Il Rapporto
Il lockdown ha segnato un peggioramento, rispetto a problemi che la scuola aveva già in evidenza. Lo si rileva nelle comparazioni del sesto Rapporto provinciale, messo a punto dal gruppo di lavoro dell’Ufficio scolastico territoriale (con il coinvolgimento dell’istituto Tartaglia-Olivieri e dell’istituto comprensivo di Adro) coordinato dal responsabile scientifico Paolo Barabanti, docente di scuola primaria e titolare di un corso di sociologia dell’educazione in Università Cattolica. Alle prove per gli studenti la verifica della scorsa primavera ha abbinato questionari per dirigenti e insegnanti.
Dal «vissuto» in tempo di Covid emergono, in positivo, l’impegno messo in campo dai docenti e lo sprint alla digitalizzazione, con la sperimentazione di nuove tipologie didattiche. D’altro canto si segnala una certa fatica, in particolare per motivare gli studenti della scuola secondaria. A conti fatti il 90 per cento delle scuole lombarde (87 per cento il dato nazionale) risulta preparata ad affrontare una nuova emergenza, con didattica integrata.
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Con il lockdown aumentano le differenze
La Lombardia nell’anno scolastico 2020-2021 ha avuto un lungo periodo di chiusura, che a Brescia è stata addirittura anticipata e gli esiti ne hanno risentito: i punteggi ci penalizzano, rispetto alle altre province della regione e sono principalmente le scuole superiori (che più sono state in Dad) a risentirne. Nella scuola primaria il confronto con la rilevazione precedente del 2018-2019 (nel 2020, a causa del lockdown generalizzato, le prove dell’Istituto nazionale di valutazione sono state sospese) dà punteggi inferiori per matematica. In terza media e quinta superiore il calo si rileva anche per l’italiano, non per l’inglese.
Mentre aumentano i «low performer», studenti con bassi punteggi, diminuiscono i «top performer», con esiti d’eccellenza, e non si attenuano le già note differenze: tra maschi e femmine (con i primi avvantaggiati in matematica e penalizzati in italiano, rispetto alle coetanee); tra italiani e stranieri e tra stranieri di prima e seconda generazione; tra livelli diversi per status economico e sociale. Può fare differenza, in caso di Dad, anche il computer ben funzionante nella stanza tutta per sé. Constatando le carenze di prolungate stagioni in Dad, la scuola si prepara a verificare gli esiti di quest’anno in «Dad a singhiozzi», ancor più difficile da gestire nell’avvicendamento di modalità pedagogiche differenti: i maturandi affronteranno a marzo per primi le prove, seguiti ad aprile dai ragazzi di terza media e a maggio dalle classi seconda e quinta primaria e seconda superiore.
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