Le maschere per radioterapia diventano arte e inno al coraggio
C’è una maschera che non è quella da portare sempre con sé in questi mesi di pandemia. E nemmeno il vezzo folcloristico del periodo carnevalesco. Si chiama maschera termoplastica e viene usata nei trattamenti di radioterapia per contrastare i tumori. Bagnata, diventa una seconda pelle sul viso del paziente, di cui prende i tratti al fine di indirizzare le radiazioni ionizzanti verso la massa tumorale. Una volta indurita e adeguatamente agganciata con grossi chiodi al supporto, risulta fondamentale per tenere la testa immobile durante il centraggio radioterapico.
Qualcuno, finita la terapia, se la porta a casa come segno di vittoria, altri preferiscono dimenticare. E così accade che diverse maschere termoplastiche rimangano là dove sono state usate, in ospedale. Ventitré di queste hanno avuto nuova vita grazie al progetto «Il coraggio smascherato», promosso dall’associazione Amici dell’Istituto del Radio presieduta da Claudia Marenda e portato avanti da due classi del liceo artistico Foppa.
«L’idea – spiega Paolo Borghetti, dell’associazione – l’abbiamo presa in prestito dagli Stati Uniti: una ventina di maschere che giacevano nell’istituto del Radio del Civile sono state date ai ragazzi affinché le trasformassero in opere d’arte. «A partire da gennaio 2020 i nostri allievi – continua la dirigente scolastica del Foppa Margheta Antonucci – hanno svolto un percorso di conoscenza delle malattie oncologiche e delle relative cure e possibilità di sopravvivenza, per poi dare sfogo al loro estro realizzando le opere d’arte oggi esposte». Maschere che simboleggiano al tempo stesso la costrizione e il coraggio, come ha notato il direttore sanitario aziendale dell’Asst Spedali Civili Camillo Rossi: «È impressionante come questi ragazzi abbiano saputo rappresentare la libertà, nonostante le maschere in questione rimandino a un’idea di prigionia, a maggior ragione se si pensa che questi lavori sono stati realizzati durante il lockdown».
«Il messaggio – aggiunge il direttore dell’Istituto del Radio del Civile Stefano Maria Magrini – è che per combattere la malattia ci vuole il coraggio della persona, di chi quindi sta dietro quella maschera». «Sentirci coinvolti per veicolare un contenuto così importante – commenta la studentessa Veronica Montani, a nome delle due classi – è stato davvero un colpo al cuore». Il progetto di sensibilizzazione si estenderà anche alla cittadinanza: la mostra sarà presto ospitata nella Galleria dei quadri del Civile e nei locali dell’unità di Radioterapia e, dopo le esposizioni, le maschere-opere d’arte saranno battute all’asta. Il ricavato verrà quindi devoluto all’associazione Amici dell’Istituto del Radio per erogare borse di studio ai ricercatori impegnati in campo oncologico. Corale l’impegno per la messa in campo dell’iniziativa, resa possibile anche grazie al contributo della Fondazione Comunità bresciana e dei Fondi Terme di Sirmione, Luca Ciocca e Famiglia Bertola, in collaborazione con Terme di Sirmione spa, che ha sponsorizzato il progetto.
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