«Le mamme tornano a scuola» per conoscere Brescia e imparare l’italiano

Un percorso di alfabetizzazione, ma anche di cittadinanza attiva, che ha come obiettivo l’autonomia delle donne e l’integrazione delle famiglie
La presentazione dei risultati di due anni di corsi con assessori, docenti, mamme - © www.giornaledibrescia.it
La presentazione dei risultati di due anni di corsi con assessori, docenti, mamme - © www.giornaledibrescia.it
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«È stato molto utile per noi, così possiamo parlare con le maestre dei nostri figli». Sapere come si comportano in classe, capire i loro miglioramenti, partecipare in maniera più consapevole alla vita scolastica. «Ringraziamo il Comune e gli insegnanti che ci hanno dato questa opportunità». Sono parole di Komal Sheraz, laurea in Economia aziendale conseguita nel suo Paese, il Pakistan; in questo caso soprattutto giovane mamma. Una delle 374 di origine straniera con figli nelle scuole cittadine che hanno frequentato i diciotto corsi per imparare la lingua italiana promossi dalla Loggia (assessorati al Welfare e all’Istruzione) e dall’Ufficio scolastico territoriale.

I nostri vocaboli, la grammatica, la sintassi calati nella vita quotidiana, strumento di autonomia e ponte verso una maggiore integrazione nella comunità di approdo. «Le mamme tornano a scuola» è lo slogan del progetto, un percorso di alfabetizzazione, ma anche di cittadinanza attiva, perché integrato da elementi di educazione civica, da cenni sulla Costituzione, da visite didattiche nei luoghi più importanti della città dal punto di vista storico e culturale. «Mi piace vivere a Brescia», commenta Komal. Anche per questa attenzione verso chi arriva da altre parti del mondo.

Futuro

«Da tempo Brescia vive un’esperienza larga nei quartieri di insegnamento della lingua italiana alle donne straniere», afferma l’assessore al Welfare, Marco Fenaroli. Tante iniziative spontanee, a cui dal 2017 si è aggiunto il progetto strutturato da Comune e Ufficio scolastico. «Il futuro della città è fatto anche di bambini e bambini che vengono da altri Paesi. Dobbiamo occuparci di loro e delle loro madri», sottolinea Fenaroli, presentando i risultati degli anni 2021-2022 e 2022-2023. Imparare l’italiano per le donne straniere significa potersi occupare meglio dei figli, avere l’occasione per uscire dall’ambito domestico e socializzare, costruire relazioni che fanno bene a tutta la comunità.

I risultati

Fra aprile e dicembre 2022 sono stati attivati dieci corsi a cui hanno partecipato duecento mamme. Fra gennaio e giugno di quest’anno, invece, si sono svolti otto corsi con 174 donne. Il progetto era rivolto a tutte le mamme dei bambini stranieri che frequentano i dodici Istituti comprensivi di Brescia, dalla materna alla media. In quattro non ci sono state iscrizioni sufficienti (Centro 2 Tito Speri di via Galilei; Est 3 di Caionvico, Buffalora e Sant’Eufemia; Nord 2 di Costalunga; Ovest 2 nell’Oltremella).

Corsi base, di primo approccio per donne a digiuno di italiano. «Io sono a Brescia dal 2017 - testimonia Gamil Shimaa, egiziana, laureata in psicologia - ma mi sono dovuta occupare dei figli piccoli e finora non avevo potuto imparare la vostra lingua». Adesso è in grado di parlare e comprendere: «Posso finalmente avere relazioni con gli altri». Ha potuto anche conoscere meglio Brescia grazie alle uscite previste. «Mi è molto piaciuto il Museo di Santa Giulia», rivela.

Il progetto, finanziato da fondi del ministero dell’Interno e della Loggia, è costato oltre 77mila euro. Ogni corso era di 54 ore, divise in due incontri settimanali di un’ora e mezza ciascuno tenuti da personale interno delle scuole durante l’orario scolastico mattutino per favorire la partecipazione. Capofila l’Istituto comprensivo Franchi Sud 2. «Nel tempo - sottolinea la dirigente Adriana Rubagotti - il progetto si è arricchito con percorsi di cittadinanza attiva per creare maggiore consapevolezza nelle madri verso il contesto sociale in cui vivono». In uno scambio di informazioni: «Il confronto è servito anche a noi per conoscere la loro cultura», dice uno degli insegnanti, Raffaele Castelli.

L’esperienza continuerà «per costruire una comunità capace di stare insieme, cominciando dai soggetti che più contribuiscono a unire le culture, le donne e i bambini», dice Fenaroli. La Loggia sta pensando a come allargare il progetto, annuncia l’assessore al Diritto allo studio, Anna Frattini, «conciliando i tempi dei corsi con le esigenze di mamme che hanno figli ancora troppo piccoli per frequentare la scuola».

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