Le critiche alle mascherine Fippi fornite dalla Regione al Civile
Sono fastidiose, tengono caldo, «non sono regolabili in base al viso e al naso», «creano solo disturbi», «coprono la visione». E ancora: «Nessuno si aspettava mascherine a forma di mutanda», «così si offende la dignità di chi lavora in ospedale».
Questi i commenti degli operatori sanitari dell'ospedale Civile circa le nuove mascherine Fippi, inviate dalla Regione Lombardia per alleviare il problema della mancanza di dispositivi di protezione personale tra medici, infermieri e personale ospedaliero. L’accoglienza finora non è stata delle migliori: nel gruppo Facebook di cui fanno parte numerosi dipendenti dell’azienda ospedaliera i rilievi negativi si sprecano. «Queste mascherine vanno bene per le persone che vanno a fare la spesa, non in ambito sanitario», si legge. «Sono un’indecenza», «totalmente inadeguate», «ideate da chi non le usa», commentano i lavoratori, come già avevano fatto anche i rappresentanti sindacali a livello regionale. «Poveri super eroi trattati ad assorbenti in faccia», si legge in un altro post, con riferimento al fatto che l’azienda produttrice, la milanese Fippi, produce anche pannolini.
Lo scorso 3 aprile la società ha ottenuto il via libera alla produzione dei dispositivi di protezione da parte dell’Istituto superiore di sanità. «L'idea è nata da una esigenza interna dell'azienda. I dipendenti - ha spiegato l'ad Claudio Guarnerio in un video postato su Facebook dall'assessore regionale Raffaele Cattaneo - con questa crisi del coronavirus non si sentivano più sicuri di venire a lavorare senza dispositivi di protezione. E quindi l'idea un po’ balzana è stata quella di utilizzare una parte di materiale del pannolino per crearci delle mascherine interne». «Dopodiché - ha aggiunto - siamo stati contattati dalla Regione Lombardia per capire se poteva nascere una collaborazione nel convertire un impianto e poter dare un contributo fornendo questo tipo di dispositivo. La collaborazione è stata anche nello sviluppare la materia prima perché non avevamo le competenze indossavamo questa fascia senza sapere che non era molto performante».
Con l'intervento del Politecnico di Milano e la collaborazione con un'altra società lombarda, la Atex, che fa materiale medicale, è stato trovato il «materiale perfetto per essere filtrante». Un materiale, ha sottolineato l’assessore Cattaneo, che ha «un potere filtrante a 70. Quindi questa mascherina protegge di più di una mascherina chirurgica certificata. Ci interessa meno l'estetica ci interessa che sia protettiva». «A livello tecnico - ha aggiunto nel video il project manager Lorenzo Guarnerio - è stata una impresa perché abbiamo dovuto convertire una delle nostre tecnologie di pannolini dell'infanzia ma grazie al know-how la tecnologia che abbiamo in casa e le persone siamo riusciti a produrre questo prodotto».
La capacità produttiva dell’azienda è di 900mila mascherine al giorno. Al momento ne sono state realizzate oltre sei milioni, con l’obiettivo di arrivare a venti milioni entro fine aprile. Non appena iniziata la distribuzione, sono arrivate però le critiche, tanto che l’assessore Cattaneo ha spiegato che sono state fatte modifiche per renderle più adatte alle esigenze ospedaliere.
«Su indicazione dell’assessorato al Welfare, già dalla scorsa settimana abbiamo chiesto all’azienda di portare delle modifiche alle mascherine: sono state tagliate sul retro avendo due lembi che le rendono più stabili sul viso; per la svestizione è stato creato un invito sulla cucitura a lato in modo che possano essere strappate con facilità e non sfilate dalla testa, così da evitare potenziali rischi di contaminazioni. Nel video che ho postato sul mio profilo Facebook già il 30 marzo – conclude Cattaneo – avevo illustrato questi miglioramenti tecnici con i quali ormai le mascherine vengono prodotte da più di una settimana, a conferma del fatto che chi avesse voluto guardare le cose come sono state realmente fatte, avrebbe già avuto tutti gli elementi per informarsi».
Modifiche che per il momento non sembrano influire sull’opinione di medici e infermieri sul prodotto. Senza lacci, la mascherina si muove eccessivamente, lasciando scoperto il naso e costringendo chi le porta a continui aggiustamenti: «Impensabile per noi che dobbiamo tenerla per 8 ore o più, senza toccarla e nel frattempo lavorare con i pazienti e le apparecchiature», si legge sempre nei commenti su Facebook. «Questi passamontagna li indosseranno i medici? Come opereranno visto che hanno l’orlo ampio e coprono la visione?».
Rispetto alle mascherine chirurgiche, le Fippi non sono regolabili a seconda dell’ampiezza del volto: «Il problema sono le dimensioni non corerenti, sono state scelte senza considerare che gli operatori hanno un viso diverso, queste non si adattano». E infine: «Chi sceglie i presidi non ascolta o non verifica l’uso su chi veramente deve usarlo. Creano problemi e anche delle insofferenze. Per chi decide provate le cose sulla vostra pelle e poi vediamo. Sicuramente valuterete le cose in modo diverso».
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