Le code a Brescia per quei capi introvabili: che cos'è il reselling
Acquistare capi di lusso introvabili per poi rivenderli a prezzi maggiorati. È il reselling, nuova costola nella distribuzione di prodotti di abbigliamento che non manca di suscitare dibattiti - dentro e fuori al mondo della moda - e di cui Brescia è stata teatro negli ultimi due giorni con le code notturne davanti Frisco e One-Off in via Gramsci.
Di cosa parliamo quando diciamo reselling?
Si tratta di un modo per ottonere capi di lusso in edizione limitata. Un meccanismo nato in modo spontaneo e casuale, ma che evolvendosi nel tempo è stato fagocitato dalle case di moda che, a cadenza regolare, immettono sul mercato, stagione dopo stagione, prodotti a numero limitato e sapientemente promossi.
Di solito si tratta di sneakers di brand come Yeezy, Adidas e Nike, ma non mancano capi di abbigliamento per lo più streetwear, come quelli di Supreme. Qual è la logica? Comprare il prodotto a prezzo di listino e poi rivenderlo a prezzo maggiorato. Un aumento che viene applicato in virtù dell'introvabilità e della scarsità dei pezzi messi sul mercato.
Un tipo di mercato che ha tutti i caratteri della Borsa: i prodotti vengono rimessi in vendita a un prezzo che varia nel tempo a seconda della domanda. I riferimenti sono piattaforme americane - è proprio Oltreoceano che si innesca il fenomeno - che indicano le quotazioni di mercato, ovvero quanto il capo è ricercato nel momento in cui lo si rimette in commercio.
Come accade spesso, infatti, le scarpe acquistate dai reseller (rivenditori) sono disponibili per la vendita anche uno o due anni dopo il loro acquisto, tenute da parte ed esposte al momento più opportuno per farne lievitare il valore.
I negozi in città
A Brescia, fino a pochi anni fa, il reselling era seguito solo online, non esistendo negozi fisici a cui fare riferimento. Nel tempo però c'è stata un’evoluzione che ha portato alla nascita di punti vendita anche sul nostro territorio. Ed oggi, nel giro di 500 metri, a poca distanza dai negozi abilitati a vendere le limited edition, esistono due punti per questo genere di acquisto.
Proprio fuori da One-Off, in centro storico, abbiamo incontrato Nicola (26 anni) e Dylan (21 anni), proprietari di Queio, negozio di rivendita in via Pietro Bulloni 9 che i due amici hanno aperto solo dieci giorni fa, spinti dalla loro passione. Queio è uno dei due negozi di reselling presenti in città.
Un ambiente giovane ed eccentrico: c'è un divano che ricorda un materassino da spiaggia o un book fotografico con i due giovani che indossano la collezione esposta in negozio. «Siamo venuti a comprare le Dunk Low SP in varie colorazioni per poi rivenderle - ci hanno spiegato in via Gramsci nei giorni scorsi -. Sono scarpe che escono in pezzi limitati e di conseguenza hanno un prezzo di rivendita maggiore». I due, entrati da poco in questo mondo, ci informano che tutta la merce che propongono è il risultato di notti in bianco e code che sembrano infinite, «quando abbiamo in mano i nuovi pezzi è mattina ed è ora di aprire il negozio.. non ci fermiamo mai, però ci divertiamo molto facendo quello che ci piace».
Il primo negozio ad aver aperto in città, però, è Shoebuya, in corso Cavour 39. Il proprietario è Emanuele, un ragazzo di 18 anni appassionato di sneakers ricercate e collezionista nel privato. Il suo desiderio è quello di offrire la possibilità alle persone di toccare con mano i prodotti che fino al momento dell’apertura di Shoebuya erano disponibili solo online. La differenza con un negozio fisico, spiega, è la possibilità di essere seguiti nella scelta con la sicurezza di acquistare un prodotto certificato che non è solo un accessorio, ma un vero e proprio investimento per i collezionisti appassionati.
Chi sono i super fan delle sneakers di lusso rivendute?
La madre di Emanuele, intercettata in negozio oggi pomeriggio, ci spiega come nel giro di poco la clientela si sia evoluta: «Dall'apertura l'età media degli acquirenti è calata di anno in anno. Siamo partiti nel 2019 da una platea di 21-25enni per arrivare oggi a clienti finali che hanno anche 7 anni».
Entrando nel punto vendita si nota subito la cura nell'arredo: ci sono teche con i pezzi che hanno segnato la storia delle sneakers, un videogioco cabinato firmato Shoebuya per intrattenere i più giovani, innumerevoli skateboard che invadono il negozio e l’enorme tappeto firmato Off-White che non può non attirare lo sguardo di chi conosce il mondo della moda. Caratteristica da sottolineare è il massiccio lavoro di ricerca che porta Shoebuya a viaggiare nel mondo alla ricerca delle idee migliori da proporre agli acquirenti bresciani.
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