Le classi tornano a viaggiare: «Più gite rispetto al pre-Covid»
Sono tra i ricordi più belli della scuola, momenti in cui si è vista una città nuova, si è stati insieme, gioiosi e senza preoccupazioni e, perché no, anche fatto qualche «marachella». La gita scolastica non è solo il «viaggio di istruzione», ma un momento di esperienza, crescita e socializzazione. E in cui, magari, si scopre che quel prof. così rigido e antipatico fuori dalla classe sa pure divertirsi.
Gli anni del Covid hanno privato di questo rito tutte le classi, e non solo le più scalmanate, come è sempre successo. Ora, archiviata la fase più severa della pandemia, da quest’anno si è tornati a viaggiare. Ma non come prima.
Il nuovo corso
«Le gite sono riprese alla grande - dice la dirigente del Tartaglia-Olivieri Laura Bonomini -, e posso dire che sono anche aumentate rispetto a prima. Noi abbiamo organizzato 65 gite di una giornata, un’ottantina di uscite sul territorio e 16 viaggi di più giorni, di cui 7 all’estero, a cui hanno partecipato 25 classi». E a confermare l’aumento delle partenze sono un po’ tutti i dirigenti: «Sono partiti circa mille ragazzi di 2mila - dice Simonetta Tebaldini, dirigente dell’Itis -. I ragazzi erano felicissimi, non vedevano l’ora».
In tre anni molto è cambiato e non sono pochi i dirigenti che hanno riscontrato difficoltà nell’organizzazione: i prezzi dei voli, ad esempio, cambiano di giorno in giorno e questo poco si sposa con i tempi più lunghi delle scuole. «Quest’anno abbiamo dovuto fare diverse variazioni di date e mete per far quadrare i conti e permettere ai ragazzi di partire- spiega il dirigente del liceo Leonardo Massimo Cosentino -. Ho l’impressione che la ripresa abbia reso più problematico e costoso organizzare viaggi».
«Il lavoro dietro alle quinte è grande - aggiunge Bonomini - e la responsabilità è molta, ma il desiderio dei ragazzi e l’interesse quest’anno è stato molto alto. Oggi, rispetto ad anni fa, c’è più interesse per la socializzazione che per la conoscenza perché le famiglie si muovono molto più di un tempo».
L’aiuto
Ma la gita non è solo un momento di gioia, per alcune famiglie è fonte di tensioni e preoccupazioni. Il costo, spesso, non è alla portata di chi deve stare attento anche a pochi euro. Ecco che alcuni istituti hanno creato fondi ad hoc che coprono anche fino al 70% il costo del viaggio.
Ma ogni scuola ha la sua prassi. «Da anni - spiega Giovanni Rosa, dirigente del Mantegna - il consiglio d’istituto ha costituito un fondo nel bilancio per garantire a tutti gli studenti le cui famiglie abbiano difficoltà economiche di poter partecipare alle uscite e raggiungerne l’obiettivo fondamentale: la socializzazione, l’inclusione, l’integrazione».
Succede lo stesso al Leonardo e al Tartaglia-Olivieri. Ogni scuola fa quel che può: c’è chi aggiunge 2 euro ad ogni ragazzo per coprire la quota mancante, chi destina una parte del bilancio scolastico e crea un fondo e chi, come all’Itis, cerca collaborazioni con aziende e realtà che poi finanziano il viaggio finale di un progetto: «È l’unica via, siamo troppi per creare un fondo» dice Tebaldini.
Al Mantegna il dirigente ha una delega per svolgere l’istruttoria e valutare se accogliere la richiesta di aiuto, in altre scuole ci si affida all’Isee. Dai presidi, da anni, si chiede al Governo un intervento in questo senso, il ministro Valditara ha promesso 50 milioni di euro, ma si deve fare in fretta, queste sono le settimane calde per le gite e la maggior parte delle classi quinte, a causa della maturità che incombe, sono già partite e tornate.
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