Le aree verdi alleate nel preservare umore e funzioni cerebrali

Alzheimer, Parkinson, sclerosi: nuovi studi confermano il ruolo dell'ambiente nel ridurle
Nuove evidenze sui benefici del verde per alcune patologie - © www.giornaledibrescia.it
Nuove evidenze sui benefici del verde per alcune patologie - © www.giornaledibrescia.it
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Vivere vicino a spazi verdi fa bene alla nostra salute. Potrebbe sembrare un’affermazione scontata. È molto di più, tant’è che alcuni studiosi hanno lavorato per tredici anni ad una ricerca, pubblicata da poco, dalla quale emerge che vivere vicino a spazi verdi aiuta a prevenire le malattie neurodegenerative che colpiscono in numero crescente gli anziani e riduce il rischio di mortalità in chi ne è già affetto.

Dunque, ci sono nuove prove che avvalorano l’importanza del crescente interesse degli studiosi nel dimostrare il rapporto tra il contatto con l’ambiente naturale e le condizioni di salute a lungo termine. Leggendo una delle ultime ricerche in merito, pubblicata lo scorso aprile sulla rivista «Jama Network Open» e curata da ricercatori della Boston University, si evince che l’esposizione a spazi verdi nelle aree residenziali dovrebbe diventare un modello di studio per migliorare la funzionalità cognitiva delle persone.

Parkinson, Alzheimer e Sclerosi laterale amiotrofica rappresentano il 90% delle malattie neurodegenerative, definite così perché colpiscono il sistema nervoso centrale. Sempre più studi sulla loro insorgenza si concentrano sulla complessa interazione tra fattori genetici e ambientali. Tre patologie che, al di là delle loro differenze, ad oggi si possono curare con farmaci che ne rallentano la progressione, ma non si possono guarire.

Vero è che, dopo oltre due anni di pandemia e circa cinquemila decessi causati dal Coronavirus solo nel Bresciano, potrebbe sembrare fuori luogo ricordare che le malattie non trasmissibili, come quelle neurodegenerative, sono le maggiori responsabili del carico globale di patologie causa di circa il 70% dei decessi. Ma è un dato di fatto.

L’ambiente naturale, compreso quello presente nelle aree urbane ed anche, semplicemente, negli spazi verdi delle abitazioni private, seppur in misura minore in proporzione alle dimensioni, ha effetti positivi dimostrati sulle malattie non trasmissibili. Nello studio appena pubblicato ci sono nuove prove sulla relazione tra l’esposizione a spazi verdi e la probabilità di preservare più a lungo la funzione cognitiva.

La prima autrice del lavoro scientifico, Marcia Pescador Jimenez, afferma: «La natura può migliorare la salute aiutando le persone a riprendersi dallo stress psicologico e incoraggiandole a socializzare con gli amici, entrambi strumenti che portano benefici alla salute mentale. Lo studio fornisce prove del fatto che gli spazi verdi possono dare benefici alla funzione cognitiva nell’età avanzata».

Oltre alla depressione, i ricercatori americani hanno anche esaminato i ruoli potenziali dell’inquinamento atmosferico e dell’attività fisica nello spiegare l’associazione tra spazio verde e funzione cognitiva, ma hanno trovato solo prove di depressione come fattore di mediazione tra il verde e la salute. Dunque, giardini, parchi, prati (le dimensioni del verde non pare siano significative) rallentano il declino cognitivo perché agiscono sull’umore delle persone.

«Sulla base dei risultati - aggiunge la ricercatrice - una maggiore esposizione agli spazi verdi è associata a livelli più bassi di depressione e, quindi, ad un aumento della funzione cognitiva». La ricerca ha indagato l’effetto di vivere vicini a spazi verdi sulle funzioni cognitive attraverso una metrica basata su immagini satellitari. «La distribuzione degli spazi versi nelle città non è uniforme - afferma la prima autrice dello studio -. Se si aumentasse l’accesso quotidiano a questi spazi da parte di gruppi vulnerabili che difficilmente da soli ne avrebbero accesso, si compirebbe un passo cruciale per raggiungere l’equità sanitaria».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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