Le agromafie non risparmiano nemmeno le eccellenze bresciane
La mafia è arrivata nei campi e negli allevamenti, ma il legislatore «non pare ancora essersene accorto». Da tempo la criminalità organizzata ha trovato nell’agroalimentare un settore nel quale fare grandi profitti senza correre troppi rischi «ma in Italia non c’è una legge che punisca questo tipo di reati» ha rimarcato con forza Ettore Prandini, presidente di Coldiretti Brescia, Lombardia e dal 7 novembre anche nazionale, durante il convegno promosso ieri dall’organizzazione nell’auditorium Santa Giulia.
E la norma già ci sarebbe, stilata dall’ex procuratore di Palermo e Torino Gian Carlo Caselli - ora presidente del comitato scientifico dell’Osservatorio sulle agromafie - , ma da tempo langue sui banchi del Parlamento. Un fenomeno quello mafioso nel comparto agroalimentare che interessa tutta Italia e che non risparmia certo Brescia, nel 2016 undicesima su scala nazionale per intensità dell’infiltrazione.
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