Le accuse e i timori: «Mio marito mi picchiava, ma non forte»
Una frase che racconta tutto. «Mio marito non mi picchiava forte, mi picchiava in modo normale». Parole che sono la fotografia di una storia di integrazione mancata, di diritti calpestati e di tentativi di rimangiarsi le accuse da parte della presunta vittima.
Una vicenda approdata il 30 dicembre in aula, nell’ultimo processo dell’anno celebrato in tribunale. É la storia di una donna pakistana di 33 anni che nel 2015 aveva denunciato per maltrattamenti il marito, connazionale e di 20 anni più grande, e il cugino dell’uomo, anche lui pakistano, 34 anni. I tre vivevano sotto lo stesso tetto nella Bassa bresciana anche con i figli minori del marito della donna, avuti da un precedente matrimonio, e che sarebbero stati testimoni delle aggressioni. Era stato uno dei ragazzini infatti a chiamare i carabinieri al termine di una lite violenta in casa.
La donna si era rifugiata in una casa famiglia sul Garda, salvo poi tornare indietro quindici giorni più tardi. «Aveva paura» si legge nel capo di incolpazione nei confronti del marito e del cugino, le cui strade processuali si sono divise. «Loro si ubriacavano spesso ed è capitato che mi picchiassero quando a mio marito dicevo che non volevo più avere in casa il suo parente» ha spiegato la 33enne che ha parlato nella lingua madre affidando il pensiero ad un traduttore. Per l’accusa è stata vittima di maltrattamenti fisici e verbali. La coppia si era sposata nel 2009 e dall’anno successivo vive in Italia.
«Mio marito mi insultava e temeva che raccontassi tutto alla mia famiglia d’origine che è molto potente in Pakistan» ha spiegato la 33enne. Che ad un certo punto ha cambiato tono.
«Voglio ritirare la denuncia» ha detto davanti ai giudici e con il marito che l’attendeva fuori dall’aula. «Impossibile, sono reati per i quali si procede d’ufficio» è stato fatto notare. «Una volta sono tornata in Pakistan e la famiglia del cugino di mio marito mi ha chiesto scusa e quando ho presentato la denuncia poi non capivo bene l’italiano». Su questo tentativo di retromarcia è terminata l’udienza, aggiornata ad aprile, quando sarà sentito il marito della donna.
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