Lavoratori ambiente in sciopero: contratto nazionale e più tutele
Il loro contratto è scaduto da 28 mesi. Per questo i lavoratori bresciani del settore igiene ambientale e dipendenti di aziende che si occupano della gestione dei rifiuti ieri hanno fatto un’intera giornata di sciopero, ore notturne comprese. Cosa non da poco nella nostra città visto che la raccolta differenziata viene effettuata di notte.
E le conseguenze non hanno tardato a farsi notare, in particolare nella zona di viale Piave e Porta Venezia, per la quale proprio ieri sera era previsto il consueto passaggio con il ritiro di carta, vetro e plastica. Questa mattina, come documenta anche la foto proposta qui sopra, molti residenti si sono trovati a dover ritirare sacchi e bidoni esposti ieri sera ancora colmi dei rifiuti: smaltito il vetro, carta e plastica erano ancora presenti. Alcuni mezzi di Aprica stanno transitando in mattinata per ridurre i disagi e raccogliere quanto rimasto in strada.
I sindacalisti Marco Drera della segreteria Fp-Cgil, Fabrizio Baresi della Fit Cisl, Mauro Rizzi della Uil Trasporti e un delegato della Fiadel proprio ieri mattina hanno incontrato il viceprefetto Stefano Simeone e gli hanno consegnato una lettera con le ragioni della protesta e una serie di richieste, mentre all’ingresso del Broletto si è tenuto un presidio.
Oltre al rinnovo del contratto, come operatori di un servizio essenziale che garantisce pulizia, decoro ed igiene in città, nonché la salute e la sicurezza dei cittadini, chiedono che si arrivi alla stesura di un unico Contratto collettivo nazionale, da «adottare per tutti i lavoratori della filiera, allargando la sua applicazione anche agli impianti di recupero, di riciclo e di riuso che al momento adottano contratti diversi». Tra le istanze anche quella di un rafforzamento delle relazioni industriali con un sistema maggiormente partecipativo dei lavoratori; condizioni di lavoro che tutelino al massimo la salute degli operatori, messa a dura prova nel corso degli anni; e anche una formazione continua.
Mentre rigettano quanto proposto dalle associazioni datoriali che vorrebbero una flessibilità estrema dell’organizzazione del lavoro o la precarizzazione dei rapporti. «Le aziende chiedono flessibilità tout court in base alle loro esigenze, ma noi lavoriamo su turni anche la notte - spiegano i sindacalisti - e con una liberalizzazione totale dell’orario non ci sarebbe il giusto riposo. Vorremmo più salute e sicurezza perché il nostro settore è ad alto rischio, stiamo sempre per strada, e a lungo andare abbiamo problemi fisici e di inidoneità». Per i sindacalisti «si deve investire in impianti all’avanguardia per rendere più ergonomico il lavoro di un settore fondamentale».
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