Lascia l'Italia per soccorrere il fratello, si trova senza casa

La donna passa le sue giornate in una tenda nei giardini di via Abbazia, a San Bartolomeo
SFRATTATA, OGGI VIVE IN TENDA
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Vola in Eritrea per soccorrere un fratello malato e al suo ritorno a Brescia si vede sfrattata dalla casa Aler, in cui vive dal 1993. È successo a Fabiola Cito, profuga eritrea di padre italiano, che per un anno e mezzo è rimasta all’estero accumulando un debito con l’Aler di circa 20mila euro.

Oggi trascorre gran parte delle sue giornate nei giardini di via Abbazia, a San Bartolomeo, dove si appresta a passare le prossime notti in tenda. Ausiliaria della scuola elementare Melzi, con uno stipendio minimo, non è in grado di sostenere un affitto nel mercato libero e chiede che le vengano riconosciuti i suoi diritti.

I problemi di Fabiola cominciano con il viaggio in Eritrea che intraprende per soccorrere un fratello, che nel frattempo muore. Rimane all’estero per circa un anno e mezzo, periodo durante il quale smette di pagare l’affitto della casa Aler di Brescia. Al suo ritorno chiede di poter saldare il suo debito, magari rateizzandolo. La richiesta non viene accettata.

Il presidente di Aler, Ettore Isacchini, che nega sia mai giunta una richiesta di rateizzazione da parte di Fabiola, giustifica così la scelta dell’associazione di sfrattarla dalla sua casa. «Se tengo dentro le persone che, nonostante un lavoro, accumulano 20mila euro di morosità - afferma il presidente di Aler -, danneggio chi si trova in condizioni peggiori».

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