«L’artista è linfa vitale, che fa progredire ogni società»
Un presidio aperto al pubblico per riflettere sul senso profondo del fare cultura, diverse coscienze creative che diventano una sola per affermare che «l’artista è linfa vitale che fa progredire ogni società».
Da un paio di settimane, un gruppo spontaneo ed eterogeneo di persone che condividono l’esigenza di una cultura vissuta e partecipata - musicisti, artisti visuali, attori, danzatori, acrobati, operatori museali, autori, insegnanti, illustratori - si ritrova il sabato mattina, in piazza Paolo VI a Brescia, interrogandosi sul ruolo e sul destino che si vogliono per il mondo delle idee e dell’arte.
Perlopiù in piedi, ma pure con qualche sedia, prendendo la parola a turno, mantenendo mascherine e distanziamenti, coinvolgendo i passanti: così restituiscono alla piazza, in maniera non mediata né mediatica, la sua funzione di «agorà», luogo deputato all’assemblea dei cittadini. Al manipolo originario si aggiungono di continuo nuovi aderenti, per cui è probabilmente destinato ad arricchirsi il documento di sintesi condiviso; ma tra i punti fermi c’è l’assunto di partenza, che suona più o meno così: «Le cose non andavano a gonfie vele nemmeno prima che il virus sbaragliasse sistemi e logiche; già sapevano di deriva profonda, di perdita e progressivo abbandono di senso. Adesso che tutto ciò è clamorosamente evidente, si presenta l’occasione per ricominciare da ciò che conta, riassegnando il corretto significato all’idea stessa di cultura».
È dunque chiara la consapevolezza che la chiusura di teatri, cinema, musei e centri di cultura decretata in seguito all’emergenza sanitaria (e che si protrae a singhiozzo da quasi un anno) abbia reso «enormemente fragili le posizioni dei lavoratori del comparto, così come ha reso impossibile la fruizione e la partecipazione dell’intera comunità alla vita culturale, creativa e ricreativa».
L’aspirazione del presidio bresciano è quella di volare un po’ più in alto, mettendo al centro l’aspetto ideale, considerato irrinunciabile in prospettiva futura: «Quando parliamo di cultura, non possiamo limitarci a parlare di quante mostre, spettacoli, concerti, eventi siamo riusciti a organizzare e che indotto siamo riusciti a creare, ma quanti nuovi comportamenti siamo riusciti a innescare, sapendo che per farlo dobbiamo uscire dalla mentalità che relega la cultura a sola attività di intrattenimento. Al riguardo, ci sono esperienze virtuose, in Italia e all’estero, da cui prendere esempio». Detto altrimenti, c’è cultura (eccome!) ben oltre i numeri: un po’ alla maniera in cui Robert Kennedy sosteneva che c’è vita degna di essere vissuta oltre il pil.
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