L'appello da Brescia per salvare il servizio sanitario nazionale
«Per salvare il servizio sanitario nazionale serve un sussulto della politica. Una politica che sappia dialogare per pianificare i bisogni della popolazione. Occorre chiamare in causa il meglio della sanità pubblica e privata per ragionare insieme. In questa fase la contrapposizione sarebbe distruttiva». Un appello, quello lanciato ieri da Emilio Del Bono, vicepresidente del Consiglio regionale lombardo, davanti ad una platea di medici, odontoiatri e addetti al lavori, durante la tavola rotonda inaugurale del convegno della Federazione regionale degli Ordini dei medici e odontoiatri di Regione Lombardia che si è svolta ieri all’auditorium Santa Giulia e che si concluderà nella mattinata di oggi.
Un tema impegnativo, e di ampio respiro, quello della tavola rotonda: «Le sfide della sanità futura fra investimenti, equità, autonomia differenziata e formazione», anticipata dai saluti, tra gli altri, della sindaca Laura Castelletti e dal presidente dell’Ordine Ottavio Di Stefano e della Commissione odontoiatri di Brescia Gianmario Fusardi. Ampio, come è stato, e come avrebbe potuto essere, il contributo dei partecipanti: al tavolo, fin dalle prime battute, erano presenti Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini, il parlamentare Gianantonio Girelli e Emilio Del Bono, entrambi del Partito democratico. C’era il leghista Alessandro Fermi, assessore all’Università, ricerca e innovazione e si è collegata in finale l’assessore regionale Simona Tironi che ha condiviso la necessità «di lavorare insieme per esaminare le criticità e superarle». Grande atteso, e grande assente «giustificato», l’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso.
Gli appelli
Due gli appelli. Quello a «lavorare insieme, rivolto dai politici della minoranza in Regione ai loro colleghi di maggioranza, per salvare il Servizio sanitario» in uno sforzo «bipartisan» di pianificazione per evitare l’acuirsi delle disuguaglianze. E quello, lanciato dal presidente Di Stefano, rivolto a tutti i suoi colleghi affinché «abbattano tutte le barriere tribali oggi esistenti tra professionisti per dare un contributo, anche, a una riforma di sistema che deve essere condivisa».
Intanto, si potrebbe partire da un cambio di passo, quello che consente di pensare alla salute della persona - così come viene declinata da un articolo della nostra Costituzione, ma anche dall’Organizzazione mondiale della Sanità - non come ad una sommatoria di prestazioni da prescrivere e da richiedere, ma come ad un insieme di fattori che richiedono una «visione di insieme, molto più complessa rispetto alla singola malattia e che agisca per prevenirla».
La spesa
«La spesa sanitaria italiana non garantisce l’universalità del Servizio e il sistema è frammentato. Ci troviamo ad un bivio perché, oggi, il 90% delle risorse vengono utilizzate negli ospedali. E prima? E dopo? Questo è il tema: o si aumenta la spesa, o si adotta un altro modello, come il Welfare aziendale o le assicurazioni - ha detto Del Bono -. Allora bisogna essere chiari e costruire un sistema che garantisca chi non può permettersi di pagare l’integrativa. La situazione sta esplodendo: nella nostra Regione, su 22 miliardi di bilancio per la sanità, venti vengono spesi per gli ospedali e due per il resto. Non può reggere».
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