La vendita da asporto deve essere veramente d’asporto

Le Faq del Governo chiariscono che non si possono consumare prodotti alimentari fuori dai locali
Caffè e brioche da asporto - Foto Ansa/Maurizio Brambatti © www.giornaledibrescia.it
Caffè e brioche da asporto - Foto Ansa/Maurizio Brambatti © www.giornaledibrescia.it
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La vendita da asporto deve essere veramente d’asporto. Può sembrare una banale ripetizione, ma vale la pena sottolinearlo ora che i locali hanno iniziato a servire i clienti con il take away, oltre che con la consegna a domicilio già prevista prima del 4 maggio.

I prodotti alimentari, sottolineano le faq del Governo sul decreto 26 aprile 2020, «non potranno essere consumati nell’esercizio né in prossimità dello stesso, per evitare assembramenti». 

Il caffè al mattino, la pizzetta o il pirlo all’ora dell’aperitivo vanno dunque consumati altrove, non all’esterno dei bar come, contrariamente alle regole, sta già avvenendo.

Per quanto riguarda la consegna dei prodotti ai clienti, i gestori possono «dotarsi di un bancone (...) all’ingresso dell’esercizio, o altrimenti contingentare l’accesso nell’esercizio al fine di far rispettare la predetta distanza interpersonale di sicurezza».

Si possono anche ritirare i prodotti direttamente dall’auto, ma, chiariscono sempre le Faq, «mantenendo la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro e rispettando i divieti di consumare i prodotti sul posto di vendita e di sostare nelle immediate vicinanze».

L’idea dunque che gli spazi esterni ai locali possano essere usati come plateatici non autorizzati non trova riscontri nel decreto, anzi, è esplicitamente contrastata quando si evidenzia «il divieto di sostare nelle immediate vicinanze degli stessi». La riapertura di bar e ristoranti è prevista per l’1 giugno: va da sé che ci dovranno essere le necessarie condizioni di sicurezza. Per quanto riguarda la Lombardia, la situazione dei contagi invita alla prudenza (80mila casi in tutto, +689 solo ieri), anche se da quando le restrizioni del lockdown sono state allentate per la Fase 2 dell'emergenza coronavirus è evidente una maggiore rilassatezza nei comportamenti.

Lo si vede a Brescia, ma anche ad esempio a Milano, dove il sindaco Sala è intervenuto per minacciare la chiusura dei Navigli, oltre che dell’asporto di bar e ristoranti, dopo le scene viste nei giorni scorsi. La riapertura, è bene ricordarlo, sta avvenendo nonostante ci siano in circolazione molti infetti che non sanno di esserelo, stante i limiti che permangono nell'esecuzione di tamponi e test sierologici

Esami che, come ha sottolineato Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell'Oms e componente del Comitato tecnico scientifico, vanno fatti in modo tempestivo. «Quello che importa però, oltre a fare una diagnosi precoce, è identificare i contatti. L'app sarà fondamentale. Il tampone di massa non è una soluzione, vanno fatti sulla base di un sistema di sorveglianza attivo che identifichi il positivo entro 24 ore, prima che vada in ospedale. Sarà fondamentale essere rapidi».

 

 

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