La stampa alpina e l’onere delle storie da tramandare

A Limone sul Garda il convegno dei giornali delle Penne nere in dialogo con i mass media locali
Presenti i direttori dei giornali locali: da sinistra Massimo Mamoli (Bresciaoggi) e Nunzia Vallini (Giornale di Brescia) - © www.giornaledibrescia.it
Presenti i direttori dei giornali locali: da sinistra Massimo Mamoli (Bresciaoggi) e Nunzia Vallini (Giornale di Brescia) - © www.giornaledibrescia.it
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«Comunicate per trasmettere valori al lettore». Questo l’invito che Sergio Poinelli, penna nera di Tignale e presidente sezionale della Monte Suello di Salò, ha rivolto ieri ai direttori e ai referenti dei periodici delle Sezioni e dei Gruppi alpini di tutta Italia, riuniti a Limone sul Garda per la 24ª edizione del Cisa, il Convegno itinerante della stampa alpina, che quest’anno ha per tema il rapporto dei giornali alpini con stampa e televisioni del territorio.

Numeri importanti

Diciamo subito che la stampa alpina riveste, nel panorama dell’informazione, un peso non da poco, che le consente, come ricorda il direttore del mensile associativo dell’Ana «L’Alpino», mons. Bruno Fasani, di «generare una coscienza civica collettiva e trasmettere i valori alpini anche a chi alpino non è». Il mensile Ana ha una diffusione di 355mila copie e raggiunge abbonati in tutta Italia e in tanti Paesi del mondo; il comparto stampa alpina conta inoltre altre 74 testate di Sezione e un centinaio di giornali di Gruppi.

Voci autorevoli

Ma oggi il mondo alpino ha necessità di rapportarsi con l’intero universo dell’informazione. Come e perché l’hanno spiegato Massimo Mamoli, direttore de L’Arena e Bresciaoggi, e Nunzia Vallini, direttore del Giornale di Brescia. Secondo Mamoli la sfida per gli alpini è «cercare, attraverso i media nella loro complessità, di farsi portatori dei valori della nostra civiltà». «I valori alpini - rimarca il direttore del GdB Nunzia Vallini - sono i valori della parte più bella della nostra società civile». Non a caso «quando Brescia opera fuori provincia, spesso lo fa con i volti e le mani degli alpini. Lo ha fatto in occasione del terremoto del Friuli e in tutte le emergenze, fino all’impegno negli hub vaccinali». Se è vero, come dice il presidente Poinelli, che gli alpini sono uomini del «fare» e non del «dire», è anche vero che «nell’epoca dei social - continua il direttore del GdB - c’è il dovere della narrazione».

Un dovere cui si può adempiere senza cadere in quell’autocelebrazione che è quanto di più lontano dallo spirito alpino: «Durante la pandemia - continua Vallini - con la nostra penna abbiamo raccontato tante storie che avevano per protagonisti uomini con la penna sul cappello. Voi alpini siete portatori di storie così significative che non raccontarle sarebbe un reato. Aiutateci a parlare del vostro operato silenzioso, a dar voce alla foresta che cresce e non solo all’albero che cade. Fatevi carico dell’onere della narrazione, perché le vostre storie sono necessarie per il vostro futuro». Il Cisa continua oggi. Alle 8 la messa celebrata da mons. Fasani e dal parroco don Armando Caldana, poi dibattiti e premiazioni nel centro congressi. A mezzogiorno l’ammaina bandiera.

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