La sfida vegan di Fiorucci: abiti di classe senza pelle
Elio Fiorucci qualche tempo fa ha scritto un racconto. L'ha intitolato «Il piccolo ingegnerino». Il protagonista è un minuscolo seme di pesca, intelligente e dagli strumenti raffinatissimi. «È la metafora dell’intelligenza della natura. Quel seme è in grado di far crescere il tronco, e poi i rami e i fiori», spiega lo stilista, ospite ieri pomeriggio della giornata di chiusura di «Vegan in festa», festival della cultura e del vivere etico che per tre giorni ha animato il parco Gallo.
Fiorucci, icona del Made in Italy nel mondo, è stato invitato per parlare di «Moda e scelte etiche. Un connubio possibile?». Animal Amnesty che ha organizzato il festival in collaborazione con la cascina del parco Gallo, tra conferenze (tra gli ospiti anche Marino Ruzzenenti che ha approfondito il caso Caffaro e i volontari della Sea Shepherd Conservation Society, la più attiva e agguerrita organizzazione per la tutela degli oceani e della fauna marina), corsi di cucina vegan e formaggi veg, showcooking di cucina crudista, laboratori, mercatino Cruelty Free e le proposte culinarie da gustare al Vegan Bar e alla VegPizzeria, ha voluto dare a Brescia uno spaccato del vivere etico ai giorni nostri.
Brescia ha gradito, confermando l'aumento dell'interesse per scelte etiche, ambientaliste e alimentari legate al mondo vegan. Piercarlo Paderno di Animal Amnesty, parla di «circa quattromila passaggi al giorno alla festa». Fiorucci ha scelto anni fa di diventare vegetariano. «Sto pensando di diventare vegano», confida. Il rispetto per gli animali l’ha respirato in famiglia. «Mio padre e mia madre erano animalisti ante litteram. Ciascuno di noi può spiegare agli altri, con gentilezza quanto i sentimenti siano presenti negli animali come negli uomini». Stilista che ha segnato un’epoca, con le sue intuizioni fashion stravaganti e controcorrente, Fiorucci ha applicato la stessa filosofia nel lavoro e nella vita. «Ci sono molti materiali che possono sostituire la pelle negli abiti e negli accessori. Fibre naturali come il cotone». E i suoi colleghi stilisti condividono questa sua convinzione? «Diciamo che molti si stanno "ravvedendo" e hanno capito che si possono creare cose molto belle anche senza utilizzare la pelle». p.g.
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