La Russia rinfaccia la missione a Brescia durante il Covid

Ieri Mosca ha usato la spedizione in Lombardia e nella Bassa per attaccare il ministro Guerini. Il sindaco di Orzinuovi: «Vergognoso»
Era il 22 aprile 2020. I militari russi impegnati nella Rsa a Orzinuovi - Foto © www.giornaledibrescia.it
Era il 22 aprile 2020. I militari russi impegnati nella Rsa a Orzinuovi - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Avevano scelto un nome romantico per la missione iniziata in provincia di Brescia il 22 aprile 2020 dopo la prima fase nella Bergamasca. «Dalla Russia con amore» era la scritta sui camion militari che erano entrati nella Rsa di Orzinuovi per sanificare le strutture messe a dura prova nei mesi precedenti dalla brutalità della prima ondata Covid.

Dopo Orzinuovi fecero tappa in altri paesi della Bassa e poi anche in città all’interno dell’istituto Nikolajewka. Il conto delle spese sostenute dal contingente arrivato da Mosca - in tutto erano 75 persone - tra acquisto del carburante per i mezzi e i detergenti specifici per la sanificazione, oltre a vitto e alloggio, venne mandato direttamente a Regione Lombardia. «Siamo venuti qui per aiutare l’Italia e grazie a questa collaborazione riusciremo a superare questo momento difficile. Sconfiggeremo il virus e l’Italia tornerà a vivere e a sorridere» aveva raccontato il capo missione, il generale Kikot.

I russi se ne andarono quasi all’improvviso, e in anticipo rispetto ai tempi annunciati al loro arrivo in Italia, dopo aver sanificato tra Brescia e Bergamo oltre 110 edifici e più di 380mila metri quadri di strade asfaltate. Una missione che non era passata sotto silenzio. Aveva fatto discutere infatti già in quei giorni la scelta del Governo italiano di affidare a militari russi, e non a realtà locali che uscivano da mesi durissimi, la sterilizzazioni dei locali delle strutture sanitarie e delle Case di riposo. Oltre ai dubbi sulla reale natura della spedizione da Mosca.

I dubbi sulla missione

Solo questioni sanitarie o anche interesse dei servizi segreti legati a Putin? Dopo le perplessità espresse dal sindaco di Bergamo Gori il 5 marzo («Sono testimone dell’aiuto prestato a Bergamo dai medici del contingente, ma va ricordato che a Pratica di Mare arrivarono più generali che medici. Fu aiuto, propaganda o intelligence?»), ieri è stato il segretario del Pd Enrico Letta a rispondere alle dichiarazioni di Paramonov che ha definito il ministro della Difesa Guerini «uno dei principali falchi e ispiratori della campagna antirussa del governo italiano», rinfacciando proprio la missione di aiuto in Italia all'inizio della pandemia. «Diventa a questo punto legittimo dubitare delle reali intenzioni di quelle missioni di aiuto sanitario» sono state le parole di Letta che con l’intero Partito democratico ha fatto scudo attorno a Guerini.

La reazione di Maffoni

Non usa perifrasi il sindaco di Orzinuovi, e senatore di Fratelli d’Italia, Gianpietro Maffoni. «Quelli russi sono attacchi vergognosi» sostiene Maffoni. «Da sindaco - prosegue - ho apprezzato l’aiuto che l’esercito russo ci ha prestato durante il terribile periodo del Covid e non ho avuto dubbi sulla natura dell’impegno, ma quanto fatto ad aprile 2020 non può nascondere o farci dimenticare l’inaccettabile guerra che Putin ha deciso di fare nei confronti dell’Ucraina».

La relazione del Copasir

Sulla missione russa nelle province di Bergamo e Brescia si sono occupati anche i servizi segreti italiani e il 9 febbraio scorso il Copasir aveva fatto il punto in una relazione. «Secondo notizie di stampa, nel contingente militare russo inviato in supporto all’Italia nel contrasto all’emergenza sanitaria nel marzo/aprile del 2020, sarebbe stato presente personale dei servizi segreti russi. Da quanto si è appreso, la missione russa si sarebbe svolta esclusivamente in ambito sanitario con il compito di sanificare ospedali e residenze sanitarie assistenziali e il convoglio si è mosso sempre scortato da mezzi militari italiani» ha messo nero su bianco il Copasir.

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