La rivincita della saponetta

Hanno riscoperto le saponette, perché loro non inquinano: noi lo abbiamo sempre saputo. È una bella rivincita
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Odio le lumache. Un tempo le guardavo con dolcezza, ne ammiravo il placido approccio a quella vita raminga con la casa sulle spalle. Poi hanno iniziato a scorazzare per il mio orto e tutto è cambiato. È incredibile quanta insalata riesca a mangiare una sola lumaca, figuratevi quando scende in campo un’intera comitiva. E non pensiate che per farle sloggiare bastino i rimedi naturali. Provate a mettere una ciotolina di birra, nella quale dovrebbero piombare ubriache: niente, quelle l’alcol lo reggono da professioniste della caraffina. 

Questi ex simpatici animaletti hanno preso di mira il mio cicorione pan di zucchero. Inizialmente ho sottovalutato la questione, un grave errore. Poi sono dovuto intervenire e far vedere chi porta i pantaloni. Per me è stata una lezione di vita: mai lavarsene le mani. 

Se poi si sceglie proprio di lavarsele le mani allora è meglio usare la saponetta, tornata prepotentemente di moda. Guardate quasi con disprezzo dai fan del sapone liquido, le saponette negli ultimi decenni hanno fatto bella mostra di sé soltanto nelle case delle nonne. Poi è accaduto che il popolo bevitore d’acqua nelle chicchissime bottiglie in acciaio e legno ha intrapreso la battaglia contro i dispenser. Hanno riscoperto le saponette, perché loro non inquinano: noi lo abbiamo sempre saputo. È una bella rivincita. Fuori dal tempo, ma vincenti. Un po’ come me, che quando vengo invitato a una cena in bianco penso di sedermi a tavola a sorseggiare una tazza di brodo con qualcuno che ha problemi di stomaco. Candido come una saponetta.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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