La questione del Centro Covid alla Scala 4 del Civile
Sta tenendo banco negli ultimi giorni la polemica attorno al progetto del Centro Covid al Civile, che dovrebbe sorgere nel padiglione alla Scala 4 dell’ospedale bresciano con lo scopo di creare un polo da 170 posti letto che - soprattutto in caso di una seconda ondata di contagi da coronavirus - possa diventare un punto di riferimento regionale.
Il dibattito nasce dalla decisione da parte di Asst Spedali Civili di indire un avviso per la manifestazione di interesse da parte di privati per sponsorizzare la ristrutturazione del padiglione B, in cui collocare il nuovo reparto su sei piani. Il progetto era stato presentato da Regione Lombardia anche attraverso una visita ufficiale dell’assessore al Welfare Giulio Gallera e dell’assessore al Bilancio Davide Caparini, risalente allo scorso 4 aprile. Già allora non erano mancate le critiche da parte della Loggia, che aveva invece caldeggiato l’ipotesi della realizzazione di un ospedale mobile da campo, ritenuto dall’amministrazione comunale più idoneo a fronteggiare l’emergenza sanitaria. Visione non condivisa da Palazzo Pirelli, che ha invece portato avanti la strategia dell’«area rossa» interna all’ospedale, annunciando lo stanziamento di fondi dedicati: il costo per la realizzazione dell’opera è stimato oltre i 2 milioni di euro (2.250.000 per la precisione).
È notizia invece dei giorni scorsi che, attraverso un apposito avviso pubblico, si cerchino donatori privati per pagare i lavori. Come mai questo cambio di strategia? Prova a spiegarlo Marco Trivelli, direttore generale Welfare della Lombardia, che fino a inizio giugno era a capo dell’Asst Spedali Civili: «Il progetto Scala 4 è stato concepito cinque mesi fa. All’epoca vi era piena confidenza nella disponibilità di segmenti della società civile di finanziare i lavori. L’assenso regionale fu manifesto, ma poi è emersa la necessità di inserire anche questa iniziativa nel quadro regolatorio nazionale degli interventi ospedalieri urgenti anti-Covid». La strada della manifestazione d’interesse accelererebbe i tempi rispetto a un bando ordinario e dunque consentirebbe di rispettare i tempi previsti, che prevedono l’operatività del Centro Covid entro novembre. In sostanza, permetterebbe a privati interessati a finanziare l’opera di avanzare la propria candidatura entro il 3 settembre, garantendo in modo formale la trasparenza del procedimento per un intervento su una struttura pubblica.
Non condivide il modus operandi il Partito Democratico, che attraverso un’interrogazione del consigliere regionale Gian Antonio Girelli intende far luce sulla vicenda: «Solo qualche mese fa, la Giunta e la maggiornaza celebravano i fondi per la costruzione del Centro Covid. La notizia che la Lombardia si rivolge ai privati per un "project financing" conferma incoerenza e superficialità e getta più di un’ombra sulla reale possibilità di ottenere investimenti rapidi per un ospedale che ha retto con grande difficoltà all’emergenza, solo grazie alla professionalità e alla passione del personale sanitario». Sulla vicenda è intervenuta anche la Federazione provinciale di Brescia del Partito Socialista Italiano, che chiede «un dibattito sulla ristrutturazione del Civile che coinvolga autorità locali, società scientifiche, associazioni mediche e infermieristiche, urbanisti, formazioni politiche e organizzazioni sindacali bresciane, prima che decisioni avventate siano rese operative». Tra i punti critici evidenziati, «la pericolosa immissione di capitali privati in un grande ospedale pubblico».
Il sindaco Emilio Del Bono ha scelto la sua pagina Facebook per ribadire: «Diciamo che come segni di grande interesse per Brescia e i suoi cittadini non ne sono venuti molti sul fronte della Regione in questa difficilissima gestione sanitaria del coronavirus. Si torna al tema, bresciani dovete organizzarvi, con le vostre risorse. Ora però procediamo e realizziamo ciò che serve, l‘autunno si avvicina».
Appuntamento dunque al 3 settembre quando, allo scadere dei termini di adesione, si conosceranno eventuali candidature di sponsor per la Scala 4. Tra i papabili, in campo per Brescia nei mesi scorsi era scesa Intesa Sanpaolo, con una donazione di 5 milioni di euro al Civile, che in parte saranno usati per acquistare le attrezzature necessarie all’avvio del nuovo reparto, letti e macchinari compresi. Tra le realtà che avevano espresso il loro interesse anche Fondazione Spedali Civili che, lo ricordiamo, è nata nel 2018 per volere di cinque soci fondatori: oltre agli Spedali Civili, le fondazioni Beretta, Adele e Francesco Lonati, Angelo Nocivelli e la fondazione della Comunità Bresciana.
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