La propaganda jihadista bresciana corre sul web
La rete come terreno di propaganda jihadista. Facebook come canale per nuove amicizie. Come quella tutta virtuale, non risulta infatti che si siano mai incontrati di persona, tra Samet Imishti e Elvis Elezi.
Il kosovaro arrestato nelle scorse ore dalla Digos è ritenuto la mente della cellula islamica smantellata tra Brescia, Savona, Vicenza è il Kosovo, tra gli amici in Facebook aveva anche quell’Elvis Elezi arrestato un anno fa, sempre dalla Digos di Brescia, sempre nell’ambito di un'inchiesta contro il terrorismo.
Elvis Elezi e lo zio Alban sono stati considerati i reclutatori di Anas El Abboubi, e qui il cerchio si allarga sempre più nel Bresciano, il giovane di Vobarno arrestato, scarcerato e poi partito per la Siria da dove non é mai più tornato.
«I legami virtuali esistono, parliamo di persone che condividono gli stessi pensieri», ha spiegato il sostituto procuratore Leonardo Lesti, titolare di tutte le più recenti inchieste contro il terrorismo a Brescia.
E se guardiamo al passato ci sono altri elementi. Quando Anas El Abboubi venne arrestato, gli agenti della Digos nei suoi computer trovarono messaggi e frasi a sostegno di Mohamed Jarmoune, anche lui residente nel Bresciano, a Niardo, e arrestato qualche tempo prima. L'unico ad essere ancora in carcere dopo una condanna definitiva a quattro anni e otto mesi.
Ma i legami tra guerrieri di Allah, come spesso si definiscono in rete gli internauti fermati, ora gli inquirenti bresciani li cercano anche lontano da internet. Nella quotidianità. Come per i fratelli Imshti, che prima di finire nei guai per terrorismo erano al centro di un'inchiesta per carte di credito clonate e assegni falsi. Che oltre ad aver inneggiato al terrorismo abbiano anche finanziato l’Isis? Procura e Polizia sono al lavoro.
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